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L'importanza del mending

  
VOLTO ANGELOPILLER  
Testo di Angelo Piller (Angelo)
Video & Frame:  Antonio Napolitano
Foto:  Angelo Piller

 

Mending1

 

Premessa

In questo breve articolo cercherò di evidenziare le caratteristiche principali di quello che viene comunemente definito "mending", ovvero il ribaltamento della coda di topo: quasi sempre a valle o a monte rispetto al posizionamento del pescatore. Per quanto esso abbia una certa importanza anche pescando a streamer, in questo articolo prenderò in considerazione il mending nella tecnica della mosca secca e della ninfa con lo strike indicator. Ovviamente, proprio per le caratteristiche principali del ribaltamento della coda, terrò soprattutto conto di una situazione di pesca "trasversale" ovvero quella in cui le diverse velocità delle correnti possono facilmente provocare il dragaggio della coda, che automaticamente va ad influire sulla corretta discesa, e sulla presentazione dell'artificiale. Il mending qui inteso è quindi quello in cui la coda viene sollevata dall'acqua e ribaltata. Non prendo in considerazione il mending aereo che, per quanto possa avere una sua utilità, lo considero più parte della tecnica di lancio, piuttosto che della tecnica di pesca vera e propria.

Il nemico

Il nemico numero uno di una corretta presentazione è il dragaggio. Questo vale sia per la tecnica della pesca a mosca secca, che per quella della pesca a ninfa. Ovviamente ci sono le dovute eccezioni. Il pescatore a mosca esperto sa benissimo quanto l'imitazione di una sedge fatta pattinare possa stimolare l'attacco del pesce. Idem per la ninfa: a fine passata la classica "salita" della ninfa sotto trazione è in grado di stimolare la mangiata di una trota attiva, proprio perché il pesce identifica la salita dell'artificiale come una ninfa in fase emergente pronta a schiudere. Però stiamo parlando di casi particolari che non rappresentano la norma.

Una mosca secca che draga in quell'ultimo istante prima che la trota la ghermisca, è capace non solo di provocare il classico rifiuto del pesce, ma anche di spaventarlo e precluderne la fase di "attività". Anche nella pesca a ninfa il dragaggio della ninfa può essere deleterio. In primo luogo perché l'artificiale si presenta al pesce in modo poco naturale, in secondo luogo perché se c'è trazione, la ninfa non affonda come dovrebbe. Nella pesca a ninfa la corretta profondità in cui fare "nuotare" i nostri artificiali può fare la differenza tra un cappotto e una giornata memorabile!

Mending5

Sapere leggere l'acqua o meglio, le correnti!

Uno degli aspetti che dovrebbe distinguere il pescatore a mosca principiante da quello esperto è la capacità di leggere le correnti. C'è da dire che non basta l'esperienza in pesca; ci sono pescatori che nonostante abbiano alle spalle anni di esperienza, non hanno ancora ben compreso come interpretare le correnti. Questo perché, o per pigrizia o perché non ne hanno mai scoperto l'importanza, non vi si sono mai dedicati. Poi ci sono quelli per cui è una dote innata, gli viene naturale e sanno quanto possa essere determinante. Eppure, se ci si dedica con costanza, i risultati alla fine arriveranno. Fermarsi ad osservare l'acqua, capirne il ritmo, identificare le finestre che si aprono e chiudono ciclicamente, così come le vene di corrente che a loro volta si intersecano ritmicamente, oltre ad essere un esercizio rilassante per la mente, può portare a risultati del tutto inaspettati: significa capire l’acqua!

Mending6

Occorre tenere presente che comunque ci sono delle situazioni molto complesse, con una moltitudine di correnti e contro-correnti. In questi casi anche il pescatore esperto potrà sbagliare, ma sarà l'errata discesa dell'artificiale a fargli capire l'errore e di seguito avrà quindi la possibilità di correggere il tiro con un nuovo lancio, sperando nel frattempo di non avere già arrecato troppo disturbo. Questi sono quei casi in cui il mending non è un movimento unico ed isolato, bensì richiede continue correzioni specifiche, proprio perché le varie correnti vanno ad influenzare in modo diverso la coda durante la sua discesa.

L'ABC del mending

Consideriamo due situazioni base:

1. Corrente veloce vicina, quindi in prossimità del pescatore, e corrente più lenta là dove vogliamo fare "lavorare" il nostro artificiale. In questo caso il mending andrà fatto verso monte. E' una situazione piuttosto chiara che non richiede troppe spiegazioni.

2. Corrente lenta in prossimità del pescatore e corrente più veloce dove vorremmo entrare in pesca. Qui sarà necessario aiutarsi con un mending verso valle, per cercare appunto di ridurre "il freno" che la coda, situata dove la corrente è più lenta, esercita sulla coda "veloce" e quindi sull'artificiale. A volte potremo aiutarci con dei mezzi roller verso valle, ovviamente senza influire sul finale o l'inizio coda.

Mending2

Per dare un'idea della complessità delle correnti e quindi delle situazioni che possiamo incontrare, provate a pensare cosa accadrebbe se in prossimità del pescatore invece di una corrente più lenta ci fosse assenza di corrente...o peggio ancora, proprio a causa di un giro d'acqua, una corrente contraria! Oppure, se invece di due correnti diverse fossimo costretti ad affrontarne tre o quattro: lenta (vicino)- veloce (distanza media) - lenta (distanza lunga in cui si trova il pesce in attività).

A complicare il tutto c'è anche la possibilità di correnti che, nello stesso breve tratto, si modificano ad intervalli regolari. Si pensi alla famosa finestra, così tanto importante per l'individuazione del pesce. E' un concetto che gli amanti della pesca a ninfa a vista conoscono molto bene! La finestra può rimanere "chiusa" a lungo, poi ecco che per pochi secondi "si apre" e se lì sotto c'è un pesce, una testa, una pinna...il pescatore a vista sarà in grado di riconoscere il pezzo del "puzzle". Che cosa ha modificato la finestra in quel preciso punto? Ovviamente un cambio di corrente! Ricordate la fine del film Papillon? Il protagonista per evadere deve gettarsi in mezzo alle onde da un'alta scogliera. Deve però aspettare l'onda giusta, quella con la corrente che lo trascinerà verso la libertà e non quella che invece lo getterà contro gli affilati scogli. Questo è uno dei tanti dettagli della pesca a mosca, un particolare che però può fare la differenza in termini di catture, e che sicuramente contribuisce a rendere questa passione ancora più affascinante.

Morfologia del mending ed errori nella sua esecuzione

Concettualmente il mending non è difficile da fare, anzi direi più facile rispetto a qualsiasi altro lancio. Detto in parole povere: è un ribaltamento di una parte della coda che viene sollevata e poi riposizionata in un altro punto dell'acqua che stiamo "pescando", generalmente più a valle o più a monte. Niente di trascendentale, anche se vi sono degli errori comuni che molti pescatori continuano a fare.

Vediamo quali:

- il cimino della canna inizia a ribaltare la coda partendo da una posizione troppo elevata: la canna non si carica correttamente. Il mending risulterà così "moscio", quindi poco o per niente efficace.

- lo spostamento di braccio e polso durante la fase iniziale del mending non sono sufficientemente ampi. Si otterrà un altro mending poco utile, limitato.

- viene impiegata troppa forza! Il mending va ad influire sul finale e sull'artificiale provocando uno spostamento su entrambi. Pescando a secca, in certi casi la mosca "prende il volo" per posizionarsi ovunque, tranne dove vorremmo.

Velocità di esecuzione e cessione della coda

Spesso ho pescato con pescatori in grado di compiere ottimi mending. Il problema è che, come abbiamo visto, quasi sempre un mending da solo non è sufficiente. Ci sono passate che richiedono costanti aggiustamenti e quindi ribaltamenti di coda più o meno ampi. Non solo occorre fare più mending, ma bisogna anche essere veloci, almeno quanto la corrente. Se sarete troppo lenti, i vostri mending arriveranno in ritardo risultando del tutto inutili e il dragaggio sarà repentino e inevitabile.

L'altro aspetto tecnico che accompagna l'utilizzo del mending e che lo rende un'arma eccezionale, è la capacità di cedere coda. Ovviamente sto parlando di pesca, o meglio, passata trasversale verso valle. Fare il mending e contemporaneamente dare coda in modo corretto (a seconda della "richiesta" delle correnti) è il migliore presupposto per una passata lunga ed efficace. Il dosaggio della coda ceduta è fondamentale; se è troppa non riuscirete a ferrare correttamente, se è troppo poca anticiperete il dragaggio di finale e mosca. Ho già affrontato questo aspetto nel mio ultimo articolo sulla gestione dello strile indicator nell'articolo L'evoluzione della pesca a ninfa.

Mendig 56Filmato

Ferrare con il backing in mano sembra impossibile, ma invece può accadere. Ovviamente la passata "lunga" richiede lame ampie e dalla corrente abbastanza regolare. Peraltro, in queste circostanze molto particolari mi sono reso conto che, quando va bene, riusciremo a ferrare e recuperare un pesce su quattro/cinque. Ma volete mettere la soddisfazione di riuscire a guadinare un pesce ferrato a circa trenta metri di distanza?

La Regola del "Primo" mending

Arriviamo quindi a quella che ritengo sia la regola più importante su come affrontare la gestione di coda/finale/mosca in corrente, soprattutto se saremo intenzionati ad ottenere una passata lunga: il PRIMO mending è quello più importante di tutti! Se non verrà eseguito in modo corretto, con la giusta dose di forza, la giusta ampiezza e la corretta immediatezza, andrete a compromettere tutta o buona parte dell’azione di pesca. Cosa vuole dire questo? Significa che se anche dopo avere sbagliato il primo ribaltamento voi riusciste ad eseguire dei mending decenti, il fatto che abbiate sbagliato il primo vi impedirà di recuperare la corretta gestione della discesa di coda/finale/mosca e quindi il dragaggio inizierà ben prima rispetto alla stessa passata caratterizzata però da un PRIMO mending eseguito correttamente.

Mendig 15Nel Filmato, si noterà che inizio ad effettuare il Mending senza aspettare la fine della posa. Lancio e Mending diventano un movimento unico!

Mending "Frontale"

Si distingue dagli altri ribaltamenti perché la coda, tramite un rapido colpo di polso viene ribaltata in avanti. E' un mending non proprio facile da eseguire perché se troppo accentuato andrà ad influenzare negativamente la discesa dell'artificiale trascinandolo e quindi facendolo dragare, mentre se il movimento sarà troppo "debole", risulterà del tutto inefficace.

Mending3

Dove va adottato? Pescando a risalire quando si incontrano degli scalini di corrente, quindi dei cambi repentini di velocità che influiscono in modo negativo sulla corretta discesa dell'artificiale. Si veda la foto: il pescatore, cioè io ☺, si trova appena sotto ad uno scalino di corrente. Una situazione che non va assolutamente sottovalutata perché in quel punto la corrente accelera rapidamente ed una coda posata nel modo classico, verrebbe subito catturata dallo scalino con l’ovvia conseguenza di accelerarne la discesa e quindi provocare il dragaggio dell’artificiale.

Mendig 57Ad inizio filmato il Mending Fontale consente una discesa naturale dell’artificiale.

Correzioni

Le correzioni durante la discesa della secca o dello strike indicator non significano per forza che il lancio sia sbagliato. Vi possono essere dei cambi di corrente che richiedono delle modifiche in modo da evitare tensioni di coda e quindi dragaggi. Soprattutto in certe risorgive le correnti si mischiano e sovrappongono in continuazione, creando dei veri rebus che spesso necessitano più pose e mending per capire poi come gestire i vari ribaltamenti. Purtroppo però con certi pesci non si può sbagliare più volte!

Come si vede nella Filmato qui sotto, dopo il lancio c'è un primo mending a monte che viene subito corretto. Oltre all'acqua palesemente più lenta, la coda viene frenata da un minuscolo ciuffo di erbe affioranti. Il pescatore non deve aspettare che la coda che gli è ancorata vicino inizi a creare tensione, bensì deve essere in grado di leggere la situazione, prevederne l'esito e apportare le corrette modifiche.

Mendig 62Filmato

Un caso particolare: la calibrazione della passata

Ricordo perfettamente una giornata uggiosa in Nuova Zelanda quando, pescando in un tratto piuttosto largo con corrente abbastanza uniforme, mi accorsi della presenza di un grosso farione posizionato in prossimità della sponda opposta, a circa venti metri di distanza. Si trovava proprio sotto a delle piante le cui fronde sfioravano l'acqua. Entrare in acqua ed avvicinarmi al pesce avrebbe compromesso l’eventuale cattura, così come cercare di attaccare il farione dall’altra riva, una zona poco accessibile per via di piante e rami. Inizialmente avevo tentato con un lancio classico, quasi diretto, ma per un gioco di corrente, non appena l'artificiale raggiungeva la posizione della fario, inevitabilmente iniziava a dragare. Non mi rimase altro che tentare "la calibrazione della passata" tecnica che usavo con grande successo nel Piave a Belluno quando le grosse iridee bollavano caute su piccole effimere. Questa volta, dato che il pesce sembrava attivo sotto la superficie dell'acqua, montai una ninfetta appesantita sul quattordici, con tanto di New Zealand Strike Indicator a circa un metro e mezzo di distanza. Mi posizionai più o meno cinque/sette metri a monte del pesce (rimanendo sulla sponda opposta) ed iniziai a lanciare; un lancio diritto e lungo.

Subito dopo la posa, effettuai un ampio ed energico mending verso monte che frenò la discesa di indicatore e ninfa, trascinando entrambi sulla linea di corrente del pesce (primo punto) e consentendo una discesa verso il pinnuto scevra da qualsiasi tipo di dragaggio (secondo punto). E' importante che questa manovra venga fatta a monte del pesce, sia perché non dobbiamo rischiare di spaventarlo, ma anche perché dopo un mending così drastico, nel caso si peschi a ninfa, questa si troverà trascinata quasi a galla e di fronte allo Strike Indicator; dobbiamo darle il tempo di affondare e di fare recuperare "acqua" all'indicatore. Anche con questa tecnica sono possibili, durante la discesa dell'artificiale, alcuni aggiustamenti ottenibili con mending multipli e mini trazioni di coda effettuate con la canna. Questi accorgimenti vanno ovviamente praticati prima di entrare nella "strike zone".

Riassumendo: che si peschi a secca o a ninfa con lo strike indicator (leggero e possibilmente in poly o lana), ci sono delle situazioni in cui, sia la distanza, sia la molteplicità delle correnti, sono in grado di inficiare tutta l'azione di pesca. Si parla di calibrazione della passata quando in acque abbastanza ampie, durante una difficile gestione del dragaggio, abbiamo la certezza della posizione del pesce, o perché siamo in grado di vederlo o, nel caso della pesca a secca, perché ne abbiamo individuato la bollata. Ci posizioneremo diagonalmente a monte del pesce. Si tratta di un aspetto fondamentale per praticare con successo questa tecnica! Quindi, dopo avere lanciato di fronte, faremo (alzando la canna), volontariamente dragare la secca o l'indicatore, quanto basta per posizionarlo sulla linea di discesa del pesce. L'operazione, solitamente "rumorosa" va fatta sufficientemente a monte in modo di non disturbare il pesce. Quindi la canna va abbassata e se la corrente lo richiede, occorre cedere coda. Spesso è necessario lanciare più lungo rispetto all'effettiva distanza del pesce. Questo perché poi alzando la canna, l'artificiale verrà trascinato verso di noi.

Sta di fatto che infine catturai quella trota che rimase uno dei più bei ricordi di quel viaggio. La soddisfazione in questi casi fu doppia, sia perché riuscii a catturare una bellissima fario, ma anche perché avevo individuato e messo in pratica la tecnica giusta per risolvere una situazione piuttosto intricata.

Img 4850La trota in questione, catturata utilizzando la tecnica della calibrazione.

                     

 Angelo Piller (Angelo)  

 


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