I temoli di Pinocchio
27/06/03
di Angelo Piller
Luoghi comuni e piccoli inganni
(molto consci e poco subconsci) del pescatore a mosca. (1°. Parte) Stavo giusto iniziando a pescare sul “mio” fiume, quando un pescatore a mosca mi passò accanto e, dopo avermi cortesemente salutato, non mancò di aggiungere la descrizione della sua ultima cattura: un temolo di ben sessantun centimetri. Ed avrei poi dovuto vedere quello che gli era salito successivamente, sempre sulla secca, ma che si era slamato! Quello era ancora più grosso!
La tentazione di riavvolgere la coda nel mulinello e tornarmene a casa fu forte, ma poi risposi solo con un distaccato e sbiascicato: “Complimenti!” pensando che prima o poi mi sarei vendicato, magari proprio con un articolo, una breve dissertazione con la quale mettere in luce gli aspetti più infantili del nostro hobby. Infatti, ritengo che se ci limitiamo a giudicare l’andamento della nostra giornata di pesca contando solo il numero o i centimetri delle nostre prede, significa che abbiamo ancora molto da imparare. Ammettiamolo una volta per tutte: i temoli dai cinquanta centimetri in su, sono più che una rarità e nella mia esperienza pam se ne ho catturati un paio, sono già troppi. Certo che con l’avvento di Internet, nel giro di pochi anni si direbbe che i nostri fiumi siano stati invasi da temolodonti. In “rete” un temolo da cinquanta è piuttosto piccolino e se non misura almeno cinquantaquattro centimetri, non è poi troppo degno di nota.
Altro miracolo dei pesci “trofeo” è che spesso, a furia di raccontare l’episodio della cattura, pure la taglia del pesce aumenta, tanto che se la crescita media dei pinnuti si elevasse di pari passo, le nostre acque sarebbero popolate in buona parte da mostri. Come dicevo, tantissimi i temoli over cinquanta centimetri, ma poi quando si pretende la foto, guarda caso lo sfortunato pam (ovviamente solo e senza testimoni) proprio quel giorno la macchina fotografica se l’era dimenticata a casa (vale comunque sempre: niente foto niente pesce!) o se la foto effettivamente esiste, …eccoci ad ammirare un pesce la cui taglia, senza alcun termine di riferimento, potrebbe spaziare dai sette ai settanta centimetri!
Tanto per dirne una, c’era chi prima di scattare la foto poggiava una mini bottiglia di spumante di fianco al pesce catturato, in modo da esaltarne le dimensioni. Dobbiamo inoltre non dimenticare che anche le foto autentiche possono ingannare: due anni fa il sottoscritto inserì l’immagine di un bel temolo (con a fianco canna e mulinello) sul forum di Pipam, chiedendo ai vari partecipanti di valutarne la taglia. La tendenza fu di considerarlo più lungo dei suoi reali quarantasette centimetri, …qualcuno azzardò persino un “cinquantotto”!
Sono sicuro che nel 90% dei casi ci sia buona fede ed insomma, se andiamo a vedere, un timallide di quaranta centimetri è e rimane un’eccellente cattura, mentre un temolo che tocca i quarantacinque è quasi enorme.
D’altronde capisco che l’entusiasmo possa a volte giocare brutti scherzi (allucinazioni singole/collettive) sulla stima della taglia dei pesci catturati. Pensando al “Pinocchio in buona fede”, ricordo quando dopo una giornata di pesca a trote su di un fiume islandese mi ritrovavo nella saletta predisposta per la pulitura delle catture. L’amico Gianni, ottimo pam che stimo profondamente proprio per la sua immensa passione, stava giusto misurando con il metro le trote più belle per annotarle nel libro / statistiche del lodge. Osservandolo, mi accorsi di un piccolo particolare: il mio socio misurava i pesci partendo non dallo zero, bensì dalla cifra che segnava un centimetro! In questo modo, ogni sua cattura aumentava di un fatidico centimetro. Quando gli feci notare la cosa, mi disse sorpreso che lui i pesci li aveva sempre misurati così e che lo zero, essendo zero non contava. Ho meditato a lungo sull’episodio e poi sono giunto alla conclusione che uno dei due doveva avere dei problemi con la matematica. Forse però, il “lapsus” in questione potrebbe spiegare la proliferazione di tutti questi timallidi over cinquanta che si incontrano in molti racconti pam, ma se così fosse, l’errore riguarderebbe almeno i primi dieci centimetri: sistematicamente “saltati”! Rimanendo nel campo degli “errori di valutazione”, pensiamo a coloro che, accovacciati sulla ringhiera di un ponte sotto al quale scorre acqua cristallina, riescono, con impressionante precisione, a misurare i temoli che nuotano e ninfano in profondità. Il gatto e la volpe non sbagliano il millimetro: quello è quarantotto, uh… quell’altro cinquantadue… Allora mi chiedo: se noi pam siamo solitamente così imprecisi a misurare i pesci quando li abbiamo in mano o nel guadino, come dovremmo riuscirci mentre pinneggiano svariati metri dalle nostre sgrinfie, per giunta sott’acqua?
Ma forse questa volta ce l’avete fatta: dopo una lotta estenuante vi trovate tra le mani un esemplare enorme, che sicuramente supera i cinquanta centimetri. Munitevi allora di metro, quindi inspirate profondamente per almeno tre volte in modo che il vostro cervello possa sfruttare al massimo tutto l’ossigeno e poi, …cercando di limitare la tremarella, misurate…e per favore non con il metro della Barbie. Nel 90% dei casi scoprirete, ahimè, che se va proprio bene il vostro pesce raggiungerà i quarantotto, quarantanove centimetri e mezzo, che ovviamente non sono cinquanta.
Se poi vogliamo proprio fare i “precisini”…dobbiamo considerare come misurare il temolo. A sentire qualcuno, il modo corretto per determinare le dimensioni di un pesce, in questo caso un timallide, è quello di iniziare a misurarlo non dall’estremità della pinna posteriore, bensì dall’incavo della stessa! Mah!… per me qui entriamo nella sfera del masochismo pam, ed io vi rinuncio volentieri. Poiché parliamo di temoli, non posso evitare di fare riferimento ad uno tra gli itinerari più famosi per timallidi.
Se diamo una sbirciatina al famoso libro in cui molti segnalano l’andamento della giornata di pesca sull’Unec o Uneca, gli unici temoli over cinquanta che vedo confermati sono quelli catturati e fotografati da un pam di Udine. Fu proprio durante una cena che costui mi raccontò la seguente storiella: “Un giorno incontrai un moschista che soddisfatto ed orgoglioso mi disse di avere catturato e trattenuto un temolo “over” cinquanta. Gli dissi subito che ero molto curioso di vedere un temolo che superasse la mitica misura, e siccome il tizio rispose che lo aveva lasciato in macchina, parcheggiata peraltro abbastanza distante, non mi scomposi affermando che avrei fatto volentieri quattro passi. Camminando, man mano che ci avvicinavamo alla sua macchina, il moschista ammise che forse non erano esattamente cinquanta, ma che il temolo era comunque enorme. Quanto più ci si approssimava alla vettura, tanto più il fustigatore di temoli giganti diventava insicuro. Una volta arrivati alla macchina e misurato il temolo, questo risultò sorpassare di poco i quaranta centimetri”. Rimaniamo nel Paese dei Balocchi: sempre dalla Giuseppina, nella sala pranzo potrete ammirare tra i tanti pesci crocefissi, un temolo dalle dimensioni di una sardina o poco più. Quando ho chiesto spiegazioni, mi hanno riferito che il pescatore a mosca in questione, accecato dall’entusiasmo per la cattura di tale mostro, lo ha trattenuto e portato a fare imbalsamare.
Quando, tempo dopo, è andato munito di rimorchio a ritirare l’immenso trofeo, si è trovato tra le mani lo striminzito pescetto che probabilmente, privato della magica aura di una cattura appena avvenuta, aveva ripreso le sue sembianze normali, cioè misere. Quasi certamente, vergognandosi non poco, il suddetto pam ha preferito non ritirare quel temolotto, portandosene invece a casa un altro dalle dimensioni più adeguate, tanto per salvare la faccia. Se poi volete proprio divertirvi ascoltando racconti che farebbero impallidire lo stesso Tolkien, vi basterà essere presenti (o almeno piazzare un microfono) la sera a cena dopo l’apertura dell’Unec. Immense balene fagocitatrici, temoli al cui confronto quelli artici sembrano avannotti, trote killer e molte altre bestiole si materializzeranno sopra i tavoli, scaturite dai resoconti di innumerevoli pam, i cui nasi raggiungeranno lunghezze inaudite.
A parte gli scherzi, se proprio volessimo avere qualche chance in più di toccare i mitici cinquanta centimetri, potremmo provare in qualche riserva austriaca, possibilmente Catch and Release. Ma pure qui non sarà la norma, anche se la taglia media dei pesci risulterà superiore. Mi parlano di grosse catture persino in Brenta ed in Astico. Sicuramente per avvicinarci ai cinquanta centimetri, l’ingrediente che più ci può aiutare è il C&R. Peraltro rimango dell’idea che un cadavere raggrinzito attaccato al muro, dai colori fasulli e plasticati, non sarà mai sicuramente sufficientemente bello da potermi consolare dal pensiero di uno stupendo pesce in meno nel fiume, pronto, se rilasciato, ad una nuova ed eccitante sfida.
Questione di gusti o di mentalità? Lascio a voi la risposta! Chi non ha mai sentito raccontare la “Leggenda dei Chirurghi Italiani”?
C’erano una volta due chirurghi che andavano a pescare in Austria. Essendo in quel fiume proibito il prelievo dei timallidi, con un abile colpo di bisturi ne asportavano la bellissima pinna dorsale per poi lasciarli sgaiattolare vivi e vegeti (e un po’ ciondolanti a dire il vero) al loro destino. Sarà una storia vera? Mah, vera o falsa, in Austria molti gestori la conoscono ed a volte i permessi di pesca per noi “Italiener” non sono disponibili.... (fine prima parte)
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