Chi ha paura del buio?
24/08/00
di Angelo Piller
La pesca va oltre il coup de soire.
Avendo la fortuna di lavorare in una zona ricca di fiumi e laghi, posso permettermi, durante la tarda primavera e l'estate, uscite serali a volte quasi notturne. Guarda un po' che coincidenza, l'ultima ora di luce è comunemente - nell'arco di queste stagioni e soprattutto in quelle acque che ospitano i nostri amici tricotteri - il momento migliore per catturare e soprattutto per catturare bene!
La maggior parte dei pescatori "taglia la coda" all'imbrunire, quindi spesso saremo i soli signori di un fiume, le cui acque durante il crepuscolo assumono un fascino tutto particolare. Artificiali:
La mosca "regina" in questi momenti è quasi sempre la sedge o imitazione di tricottero.
Solitamente preferisco imitazioni tipo "skating", vale a dire mosche che pattinano sull'acqua, o che vi lasciano una scia come quando dragano. L'odiatissimo dragaggio, oltre ad esprimersi in una tecnica di pesca divertentissima, si trasforma così in un'arma micidiale e da caccia grossa. Quindi scarto le imitazioni in sezione d'ala, dando la preferenza a modelli del tipo Elk Hair-Sedge, Stimulator, Baloon Sedge (R.Moser) ecc. Spesso faccio uso dei sali o del silicone che aumentano, almeno per i primi lanci, la capacità di "pattinaggio". Non è in ogni caso da sottovalutare l'efficacia di una sedge ormai bagnata che viaggia appena sotto il pelo dell'acqua. Uno dei dressing più semplici e veloci consiste nell'avvolgere un'hackle a palmer, partendo dalla curvatura dell'amo (8-16) fino quasi ad arrivare vicino all'occhiello.
Qui si fissa un ciuffo di pelo di cervo (due se si vuole una mosca più rigida), curando che le punte superino di poco la curvatura dell'amo. Quando tagliamo le eccedenze in testa, facciamo in modo che il taglio non sia raso, ma che vada a formare una specie di testina. I colori variano dal giallo, al grigio, al marrone; lascio a voi sperimentare le varie combinazioni. Optando per la "sedge" dobbiamo fare attenzione al finale. Con l'approssimarsi del buio i pesci saranno sempre meno sospettosi, ragion per cui sarà meglio non scendere al di sotto dello 0,14 mm. Spesso, per pigrizia ed una latente forma di masochismo, ho trascurato questa semplice regola, ritrovandomi poi con un finale spezzato e niente più.
Inoltre, il più delle volte gli artificiali saranno abbastanza voluminosi e quindi un finale sottile sarà soggetto ad un maggior avvitamento. Infine, non sappiamo quale mostro stia approfittando dell'incombente oscurità per uscire dalla sua tana giornaliera, pronto a sgranchirsi le mandibole con qualche bel tricotterone. Teniamo in considerazione che quasi sempre dopo il tramonto la taglia media delle catture aumenta. Tecnica:
Oltre alla classica azione che prevede la totale assenza di dragaggio, distinguiamo la così detta "pattinata".
Tenendo la canna alta, in modo che la coda (il finale) formi una pancia, agiremo sulla stessa così da far muovere la nostra sedge nel modo più naturale. Durante la pattinata può capitare (soprattutto se la velocità impressa è eccessiva) di vedere la trota mancare la nostra sedge anche più volte. Per rallentare, o per far procedere l'artificiale, ci aiuteremo anche con dei piccoli mending, sempre a seconda della velocità delle correnti. La stessa tecnica si può adottare sia pescando direttamente a monte (sempre a canna alta occorre recuperare la coda più velocemente rispetto alla velocità della corrente), sia pescando direttamente a valle; cioè una volta finita la passata invece di iniziare direttamente un nuovo lancio, recuperiamo l'artificiale controcorrente a strappi. Tutto dipende da dove pensiamo possa trovarsi il pesce o anche dalla conformazione delle acque in cui stiamo agendo. Ovviamente in acque ferme non potremo sfruttare la corrente per far dragare l'artificiale, ma dovremo recuperare la coda in modo del tutto irregolare. A buio inoltrato, spesso non sarà possibile vedere la mosca. In questo caso occorre fidarsi dell'intuito e cercare di immaginare il tragitto percorso dalla nostra sedge. Quando si vede o si crede di aver percepito una bollata nella zona in cui supponiamo stia passando il nostro artificiale, occorre ferrare: nel dubbio ferrare sempre!
A volte non sarà possibile vedere nemmeno la bollata, ed in questi casi estremi faremo di necessità virtù utilizzando l'udito. Inoltre, durante la fase di "pattinaggio" , si potrà spesso avvertire l'attacco del pesce direttamente attraverso la coda/canna, anche perché questo il più delle volte sarà violento. Da non tralasciare buche e profondi giri d'acqua che si formano sotto "cascatelle" o sotto qualche briglia. In questo caso la tecnica adottabile è leggermente diversa. Approfittando del buio ci si porterà a monte di qualche metro dallo specchio d'acqua in cui supponiamo sia presente la nostra preda. Qui faremo sobbalzare la nostra sedge usando i movimenti del cimino della canna, imitando i tricotteri che "picchiano" l'acqua nel momento in cui depongono le uova. Possiamo comunque sempre imprimere alla mosca una corta pattinata/ trattenuta, ma l'efficacia sarà conferita dalla verosimiglianza dei balzi compiuti dalla nostra imitazione, con quelli dell'insetto. La coda estratta sarà poca (a volte utilizzeremo solo il finale), quanto basta per darci il controllo totale della nostra mosca. Magari esteticamente non è il massimo, ma risulta sicuramente efficace.
In conclusione:
Occorre sempre avere con sé una torcia, specie se sarete obbligati ad attraversare boschi o prati o peggio ancora, a risalire qualche scarpata per tornare alla macchina. È incredibile quanto fitta possa essere l'oscurità che ci avvolge all'interno di un bosco di notte. Se poi si è da soli ... fa un certo effetto. Sarà comunque possibile trovare la compagnia di sparuti guardiapesca in caccia dei soliti - non proprio sparuti - bracconieri ed occorrerà riuscire a convincere i primi di non far parte della "cerchia" dei secondi (o viceversa!).
Pescare dopo il tramonto può dare forti emozioni, tutte concentrate nell'arco di pochi minuti. La speranza è sempre quella di incocciare nel "mostro", nella fario autoctona (lunga e nera come la notte perché solita ad uscire solo con il buio), nella grossa e nostalgica marmorata che la sera, per ricordare i sapori dei bei tempi andati, si concede ancora qualche sporadica salita in superficie.
Angelo Piller
© PIPAM.com |