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VOLTO GUIDOSCALA  
Testo e foto di Guido Scala

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Diciamocelo il costruttore di mosche artificiali è soprattutto un “trafficone”.

Nel senso che non gli va mai bene niente … non accetta gli standard, deve sempre fare, brigare, modificare, metter mano a qualsiasi cosa.

Nella costruzione delle ali, ad esempio sono stati sviluppati tantissimi modi per costruirle.

E dei materiali per costruirle poi, non parliamone.

La genialità dell’essere umano ha portato ad utilizzare tutta una serie di materiali incredibili, e a volte anche improbabili, dalla rafia, alle calze di nylon, passando da decine di tipi di piume.

Una delle cose però che è sempre un po’ mancata nella ricerca della costruzione delle ali, e spesso quando è stata fatta i risultati sono stati piuttosto deludenti, è la riproduzione fedele del disegno delle ali.

Intendiamoci, non che questo sia necessario, il pesce, a malapena vede le ali dell’insetto, figuramoci se vede che disegno c’è impresso.

Ma dobbiamo considerare che noi costruttori siamo dei malati di mente, dobbiamo assolutamente creare delle ali più fedeli possibile a quelle vere, anche nel loro pattern.

Anch'io come molti mi sono scervellato alla ricerca di un sistema. Ma sono sempre incappato in soluzioni complicate e di lunga realizzazione.

Fino a quando un bel giorno, in una delle telefonate che ogni tanto ci facciamo con l’amico Andrea, gli faccio presente che stavo appunto cercando un modo per riprodurre il disegno delle ali degli insetti.

E lui con la sua solita flemma mi dice “… ma ce l’ho io il sistema… ho creato un modo veloce e incredibilmente efficace … ti mando alcune foto e dei materiali, non ti anticipo niente, quando hai tutto ci sentiamo e ti spiego …”

Alcuni giorni dopo ricevo una busta … la apro … e qui mi tocca citare il film Amici miei “… cosè il genio? E’ fantasia, intuizione…”

Dentro ci sono un sacco di pezzi di plastica, sono plastiche tutte diverse, alcune le riconosco, sono principalmente plastiche da imballo, tutte trasparenti.

Poi ce ne sono alcune che hanno delle macchie, e qui mi si apre un mondo, le macchie sono incredibilmente simili ai pattern delle alcuni insetti soprattutto dei tricotteri e dei plecotteri, alcune però non sono proprio macchie, guardo bene … e rimango folgorato … Sono impronte digitali!!!

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Sapevo da tempo della malattia di Andrea …

Da quella volta che si è presentato a una fiera dandomi in mano una rotella (presa chiaramente da un giocattolo (n.d.r. parte di un tassallo per fissare isolanti) con montati sopra una serie di oggetti improbabili di varia natura e provenienza, dicendomi: “Tieni, un regalo! E’ il mio porta attrezzi da costruzione!”

Subito pensai ad uno scherzo. Poi guardai bene, ed era davvero un porta oggetti! Era fatto con capicorda per i cavi elettrici, fascette stringitubo, bulloni, dadi … . Era incredibile! Semplice, funzionale … metto alcune foto perché non riesco a descriverlo a parole. (n.d.r. Cactus Caddy)

Va be’, comunque, sapendo della malattia di Andrea ero già preparato e quegli strani pezzi di plastica sapevo che avevano un senso … e che senso ! Era proprio quello che cercavo.

L’ha chiamato FingerprintStampWings è un sistema di preparazione delle ali in materiale plastico che vengono colorate e disegnate utilizzando dei pennarelli indelebili. Il disegno delle ali viene creato in diversi modi, sostanzialmente imprimendoci sopra un’impronta digitale.

In questo articolo …… (Stamp Wings) ……. Andrea spiega come è arrivato a questa soluzione e soprattutto come fare per creare queste ali.

A questo punto non potevo esimermi dal provare e quindi mi metto subito all’opera.

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Seguo pedissequamente le istruzioni riportate nell’articolo di Andrea e il risultato è veramente spettacolare. Tra l’altro è molto più semplice di quello che ci si immagina.

Ma lo abbiamo detto!!! … Il costruttore è un “trafficone”!!!

Guardo i primi risultati del lavoro e già il mio cervello è in movimento frenetico. Ripasso mentalmente i passaggi descritti da Andrea … Mi viene un’idea!

Mi rimetto all’opera. L’idea è quella di usare un pennellino (quello per pettinare le ciglia – non che io normalmente ne faccia uso … è solo che ce l’ho sottomano per pettinare i toraci delle sedge o dei plecotteri!). Coloro con il pennarello la plastica, e invece di fare l’impronta digitale, ci striscio sopra le setole del pennello e lo doppio piegandolo in due. Niente! Non funziona! Appallottolo il pezzo di plastica, e sono pronto a buttarlo, quando mi accorgo che si era formato un disegno bellissimo!!!

Insomma avevo trovato un altro modo per creare il pattern. La differenza rispetto al metodo di Andrea è che appallottolando il pezzo di plastica con l’inchiostro ancora fresco, si formano delle macchie diverse dalle impronte digitali, meno precise e uniformi, ma altrettanto realistiche.

In più si formano anche dei piccoli segmenti che assomigliano molto alla nervatura alare delle effimere.

Ricapitolando:

 

1° passaggio:

distribuire l’inchiostro del pennarello su tutta la superficie della plastica.
Attenzione, se usate pezzi di plastica troppo grandi, di prima che finiate di colorare tutta la superficie, una parte si potrebbe già essere asciugata perdendo efficacia. Questa operazione è meglio farla su una superficie perfettamente liscia. Se la fate su una superficie zigrinata, mentre passate il pennarello si formerà un pattern uguale a quello della superficie su cui state lavorando (un po’ come quando da bambini si ricalcavano le monete su un foglio con la matta). Tra l’altro questo potrebbe essere un altro modo di creare il pattern alare.

2° passaggio:

piegare in due la plastica e stropicciarla. Questa operazione va fatta immediatamente, perché l’inchiostro secca molto velocemente. Vi consiglio di non perdere neanche il tempo a chiudere il pennarello perché in quella frazione di tempo l’inchiostro si asciuga. La dimensione delle macchie e delle linee che si formano dipende moltissimo da quanto si stropiccia la plastica e come si stropiccia.
Ho provato a stropicciarla fino a farla diventare una pallina minuscola premendo molto con le dita, e questo è il metodo che mi ha soddisfatto di più per le ali di sedge. Per le ali delle effimere invece la stropiccio molto poco, e per quelle di plecottero la ritorco come se fosse una treccia.

3° passaggio: bruciare le ali nel wing burner


VARIANTI:

Variante 1: Si ottengono risultati buoni e diversi anche ripassando una seconda (o anche una terza) volta il pennarello. In pratica dopo il 2° passaggio, “riaprite” la plastica e ricominciate da capo. Le macchie saranno molto più evidenti e contrastate.

Variante 2: Mischiare i colori può dare risultati migliori. Attenzione! Dovete fare in fretta per non far asciugare il colore (tenete sul tavolo i pennarelli già aperti)

Variante 3: Invece di usare un pezzo di plastica liscio provate a spiegazzarlo prima di colorarlo. Il risultato sarà diverso ma comunque buono.

E niente da una genialata di Andrea sono riuscito a trovare un modo veloce ed efficace per creare le ali dei miei artificiali.

E ora mi rimetto a “trafficare” con qualcos’altro.

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 Guido Scala  

 


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