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ITA - Una mattina a streamer

Italia  Agosto 2011


No Kill alto del Gesso della Regina

Testo e foto di Beppe Saglia


Cosa c’è di meglio, il giorno successivo di un ferragosto torrido, che una buona pescata per smaltire i postumi di imponenti mangiate e abbondanti bevute?
Nulla in effetti… Eccomi quindi ad anticipare la sveglia e infilare in macchina la nuova 7,6 bianca appena montatami da quel sublime artigiano che è Jaja.
Meta: il tratto no Kill alto del Gesso della Regina. Alle otto sono in pesca, nessun pescatore segnato sulla lavagnetta, nessun turista sul fiume.
Si sta bene, fa fresco, una leggera nebbiolina ricopre l’acqua, rendendo l’ambiente più misterioso e selvaggio.
Ho la “sensazione” che dovrebbero esserci condizioni ideali per pescare a secca. Monto la coda del 2,5 e provo a sondare la prima spianata, le correntine di testa e tutto il sottoriva. Un centinaio di pose e manco un pesce che rompe l’acqua, anche solo per un rifiuto.
Ho ciccato completamente la “giusta sensazione”…
Eppure in quella lama ci sono decine di trote.
Cambio strategia, lego un Wooly Bugger nero. Non è il mio streamer preferito, ho pure recentemente letto che, trattandosi di un’esca tradizionale non va più, ma ha il vantaggio di essere leggerino, solo una pallina di tung in testa, ed io non ho voglia di accorciare il finale né di cambiare il tip.
Giusto due colpi per provare. In realtà ne sarebbe bastato uno!
Poso lo streamer dolcemente (si fa per dire…) a 50 cm dalla riva opposta, lascio affondare per un paio di secondi e, appena entra in corrente, parte lo strattone, il primo di una lunga serie.
Un bel salmerino incazzoso il giusto si fa slamare ed osservare nello splendore della sua livrea.
Pochi metri a valle e la scena si ripete puntuale.
Ora…. uno ci sta, ma tutti sti salmerini??? Qui non se ne erano mai visti…
Serse, il guardapesca, mi dirà poi che son risaliti dalla tradizionale dove son stati seminati. Sarà, ma è un ulteriore spunto di riflessione su quanti passi deve ancora fare questa bella riserva per migliorare e portarsi ad un livello di naturalità accettabile.
Quindi è la volta di una iridea ben pinnata e ben colorata. Anche questa spero salita da valle o scesa da monte.
Sto pensando che mi ci vorrebbe una fario per fare il grande slam dei poveri.
Detto fatto. Ancora due passi a valle di quella buca che pareva morta a secca ed ecco la coda che riparte.
Stavolta è lei, la regina. La regine del torrente, non del Gesso, perchè questa ha dei pallettoni rossi conturbanti oltre che geneticamente modificati.
Ma quelli che sostengono che per pescare a streamer occorrono canne lunghe, code dell’otto e pure affondanti, ma non hanno mai provato un’attrezzatura diversa? Io con ‘sta cannetta, ‘sta codina e ‘sto finale da 4 metri e mezzo mi ci sto divertendo alla grande. Cerco pose difficili, cerco di fare entrare lo streamer sotto le frasche, è uno spettacolo se riesce, di solito lo prendono al volo.
La coda galleggiante è fondamentale per pescare a streamer in torrenti e fiumi con corrente varia. Infatti solo con questa è possibile un infinito gioco di mending e rilanci che permette di guidare l’esca nel percorso voluto. La cosa sarebbe impossibile con un’affondante oltre al fatto del vantaggio di poter passare da una tecnica all’altra con estrema rapidità.
Faccio troppo il furbetto e alla fine lascio il Wooly su una pianta.
D’estate vado a pescare con una sola scatoletta con al max una trentina di secche, 5 ninfe e tre o quattro streamer. Mi piace stare leggerissimo… pagando un prezzo alla possibilità di scelta.
Mi restano un lethal e un cone head di generose dimensioni. Opto per questo, ma è ora di aggiustare un po’ il finale. Strappo il tip e passo dallo 0,23 bicolor direttamente a un sessanta cm di 0,32.
Ora si fa sul serio, anzi la meta è una e una sola. Una grossa iridea che un paio di soci quest’anno hanno già agganciato.
So la zona ma non la tana.
Mi porto a monte del posto e comincio a sondare con la sistematicità di un garista polacco. Parte l’attacco, sarà lei? Macchè… iridea lo è, ma gli mancano almeno un paio di chili.
Poi la sensazione che la passata è quella giusta, quasi come se lo streamer avesse una telecamera e mi guidasse nei meandri dell’universo sommerso. Oddio forse mi sto facendo un po’ prendere dal racconto .
Diciamo che il posto era buono, la passata pure e il gran tirone è arrivato. Inutile dire che non ci sono stati dubbi che proprio di quella si trattasse…
La mega iridea tra quei sassi e quella corrente ha lottato egregiamente, ma io ero forte (per una volta) di una scelta razionale, quella del filo grosso, così in pochi minuti è venuta a riva per la foto di rito.
Sarei più che appagato, ma la mattina è ancora giovane, così continuo, e riparte la saga dei salmerini.
Tanti, quasi tutti della stessa notevole taglia. Chissà che banchetti invernali sulle uova di fario e marmorate del posto
Non conto i pesci, ma a fine mattinata i salmerini attaccati sono almeno una dozzina.
Questo la foto l’ha meritata perchè l’ho preso a fondo. Era in una buca dove si vedeva benissimo. Ha inseguito l’esca senza prenderla alla prima passata. Di solito ritento e giunto nei pressi fermo lo streamer, lo lascio affondare, per poi ripartire di scatto. 90 volte su 100 questo giochetto determina l’abbocco.
Stavolta invece, con mio gran stupore, l’esca è stata attaccata nel momento che era ferma sul fondo!
Ancora qualche fario di livrea la più varia, dalle Puccini…
A quelle completamente decolorate…
Povera trota della Regina, o non scopa o come fa a non ibridarsi?
Finisco la mattinata con un ultimo salmerino e un dubbio atavico: ma questo streamer che si è dignitosissimamente battuto e dibattuto per tutta la mattina, è preistorico o no?
Non vorrei fosse passato di moda e né io né le trote ce ne fossimo accorti!


Beppe Saglia


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