Déjà vu - Blue dun wet
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- Scritto da Andrea Vidotto (Nino)
testo e foto di Andrea Vidotto (Nino)
Dire che è stato uno degli artificiali indispensabili nel corso dei secoli è il minimo sindacale.... Le antiche emergenti sono state tacciate di antisportività, così come chi le usava, soprattutto downstream. Tale e tanta fu la loro efficacia. Come mai sono state praticamente dimenticate dal "moderno" PAM? Semplicemente perché non sono di immediata realizzazione ed utilizzo. Peccato, nel giusto contesto si rivelano a tutt'oggi dei killer. Soprattutto con i pesci viziati. Ed un costruttore di mosche finte, rispettabilmente completo, dovrebbe essere in grado di realizzarle.... Già nel 1676 C. Cotton cita questa rappresentazione e Ronalds dà una maggiore identità all'artificiale in riferimento alle olive dun. Cotton raccomandata l'uso del pelo di levriero, raccolto dal collo; sfortunatamente non aveva un greyhound ma uno spaniel nero e dovette accontentarsi di codesta bestiola.....Invece vi propongo un dressing alquanto semplice ma consolidato nei secoli, che non necessita l'avvicinarsi furtivo e pericoloso a cani con sfumature bluastre. Seta di montaggio color primula, code in gallina blue dun medio, corpo in pelo a scelta tra: topo d'acqua, ventre di coniglio o talpa. Dubbing tramite l'indispensabile cera liquida, piuttosto "sparso".... Quando si bagna si deve vedere la tinta olivastra della seta sporcata dalla cera. Ali in stornello, hackle in gallina come code. Nodo di chiusura con ulteriore sporcatina di liquid wax. Ho usato un amo Partridge wet fly wide gap YB n. 14 con ardiglione incorporato, per un certo rigore vintage. Per la pesca meglio un moderno barbless ad alto tenore di carbonio. Meglio bronzato.
Pescateci tranquillamente a favor di corrente e senza preoccuparsi che le ali si sfrangino, causa una grossa trota riottosa....
Andrea Vidotto (Nino)
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