Déjà vu - March Brown, quarta parte.
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- Scritto da Andrea Vidotto (Nino)
testo e foto di Andrea Vidotto (Nino)
Per concludere (ben lungi dall'essere esaustivo!), la serie di March Brown non così comuni, è immancabile la presenza della ninfa.... Questa versione è di un altro Maggiore britannico, J. D. D. Evans. Costui viveva in prossimità del fiume Usk, dove R. Haarupi schiudeva in maniera particolarmente copiosa. Da buon pescatore esperto, si era adeguato ad imitare le ninfe di superficie. Infatti esse rappresentavano le prede per eccellenza, preferite alle subimmagini... Non solo, la rappresentazione doveva essere molto verosimile al naturale, in quanto esso era obbiettivo specifico delle trote, non tolleranti nei confronti di artificiali grossolani. Ciò spinse l'ufficiale del regio impero a realizzare una ninfa assai accurata. Amo 11 o 12, gambo medio lungo, robusto. Seta di montaggio marrone scuro o nera. Tre code in fibra di piuma gallina tinta sepia (la migliore soluzione poiché non si appiccicano tra loro), ribbing in sottile tinsel metallico dorato, due terzi del seguente miracoloso dubbing: pelo coniglio nero lucido, pelo foca nero, pelo foca bordeaux ed un pizzico di coniglio tinto marrone "caldo". Tinto con il colore marrone derivante dalle alghe, anticamente usate per colorare le lane per i Kilt.... (non è una supercazzola). La sacca alare è invece in fibre di una, paradossalmente qualsiasi, penna scura, il tacchino è consigliato. Ulteriore e medesimo dubbing per il torace, ribaltamento sacca e nodo. Verniciare entrambi.
Cosa ci lascia questo curioso dressing? Il concetto che è utile "ottimizzare" sempre gli artificiali per i corsi d'acqua che frequentiamo. Infatti, lo stesso insetto, in luoghi diversi varia di colore e a volte anche in dimensioni....poi si cattura con un artificiale che non è neanche la caricatura del naturale presente... Ma....il pescatore con la mosca....!
Andrea Vidotto (Nino)
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