Marjan Fratnik
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Le INTERVISTE di PIPAM
di Valerio BALBOA Santagostino
MARJAN FRATNIK
Quelli che hanno iniziato a pescare a mosca una ventina di anni fa, posseggono probabilmente già una bella esperienza. Ma se penso che Marjan a quella epoca ne aveva gia passati quasi una sessantina sull’acqua, mi vengono i brividi.
E’ un rapido calcolo che da la dimensione immensa di questo simpatico signore, ormai novantenne, ma ancora un giovanotto nello spirito. E proprio per questo suo lunghissimo cammino, l’intervista risulta più ampia del previsto. Pizzicante, colto e arguto, con una buona dose di senso dello humor, Marjan è nato nel 1919 a Most na Soci, la S.Lucia d’Isonzo, Italia prima della separazione dalla Slovenia. Ha studiato in Italia e Austria, e parla sei lingue: inglese, tedesco, sloveno, bulgaro e serbo croato. Più ovviamente la nostra lingua. Ha due figli. Ha vissuto fino ai primi anni ottanta in Slovenia per poi trasferirsi a Milano definitivamente. Si occupava di consulenze aziendali e un po’ per il suo carattere “fumino” ( litigava con i suoi superiori e si faceva cacciare) e un po’ per la voglia di cambiare, ha viaggiato in tutto il mondo. Stava sette mesi in giro e quando riusciva, si portava la canna da pesca. Se c’era la possibilità, pescava con la coda di topo, altrimenti, come una volta in Bulgaria, pescava con le mani. V: Ciao Marjan, quando hai iniziato a pescare?
M: La prima trota a mosca l’ho presa il 16 - giugno - 1935 sul Baca alle 17 del pomeriggio con una red spinner comprata a Gorizia. V: Caspita, ti ricordi data, ora e mosca?
M: Assolutamente ! A quel tempo i diritti di pesca su quel fiume erano di mio padre, ma potevi fare la licenza di pesca solamente a 16 anni compiuti. Ho iniziato fin da subito a mosca. Pescavo con una canna di nocciolo. In paese solo due persone possedevano delle vere canne da mosca: il sindaco e il papà, due splendide Hardy. Però non sapevano lanciare. I primi tempi mi sono arrangiato. Un bel giorno conobbi un americano che aveva una barca a riparare a Monfalcone. Chiese dove poteva pescare e lo portai sul Soca. Fu il primo a insegnarmi i primi rudimenti sul lancio. La conosci Valerio la storia della pesca a mosca dalle mie parti? V: No, raccontamela.
M: Tutti pescavano con il verme. Nel 1912 un tedesco era venuto a pescare sull’Isonzo. Vide un lattoniere sloveno che pescava a mosca con una lenza di cat gut ( budello di gatto) e una piuma di gallo. Tornato a casa a Vienna,ha cercato di rifare l’artificiale a modo suo. Ripresentandosi sulla Soca poco tempo dopo, non ha preso niente lo stesso. Ha però descritto la sua esperienza nella rivista dell’epoca dei pescatori a mosca tedeschi. V: Qual è la pesca che preferisci?
M: Ho fatto un decalogo che ti darò a breve. Arrivo sul fiume e vado su e giù. Poi decido cosa fare. La gente crede troppo alle balle che si raccontano sulle mosche. Perde un sacco di tempo a scegliere quale usare. Io divido trota e temolo. Guarda i loro occhi. La trota vede a cinque metri e ha un occhio tondo, come quello umano. Quindi può mettere a fuoco. Il temolo invece ha la pupilla a goccia e per mettere a fuoco deve avvicinarsi, allontanarsi e alzarsi dal fondo. L’Orange Partridge e la Peute per me sono delle “salva-giornata”. Se dopo 4-5 tentativi il temolo non lo prendo, smetto. Vado a ninfa. Ninfa scura su fondo chiaro, specialmente. Uso anche la mia “F” e se non funziona metto su una red spinner. Inutile usare su un fiume che porta 80 metri cubi di acqua al secondo una mosca sul 18 o sul 20. Il temolo prende benissimo mosche sul 12 e anche piccoli streamer. V: Il pesce che ti ha lasciato il segno?
M: Volaria, ponte vicino a Caporetto, sul Soca , stavo pescando ma non si muoveva niente. Mi incazzo. Metto su uno streamer pesante e cambio il finale. Dalla riva destra si stacca una specie di tronco. Al terzo lancio la catturo ma dopo 4-5 salti mi ha rotto la coda. Era almeno 70 centimetri!! Il secondo pesce invece l’ho imbalsamato. Pescavo al ponte di Kamno sul Soca ma non stavo combinando nulla. Ho montato uno zoncher nero e tac!! Venti minuti per portarla a riva vicino a una spiaggetta. Sono entrato in acqua e con le mani l’ho sollevata e buttata letteralmente fuori dall’acqua. Era una marmorata di sette kili !! V: Ti è mai successo qualcosa di incredibile in pesca?
M: Due volte!! Sempre a Volaria sul Soca. Mezzogiorno, pieno sole, ho visto bollare 50 temoli tutti insieme per 5 minuti e poi è finito tutto. E ancora a Kamno. C’era una pozza enorme con una roccia. Erano le otto di sera, avevo appena smontato dopo una brutta e afosa giornata di pesca. Nel giro d’acqua che si era formato intorno alla roccia ho visto 120 temoli bollare in contemporanea e anche quella volta, dopo non più di 5 minuti, è finito tutto. Nessun ittiologo mi ha mai saputo dare spiegazioni. E poi senti anche questa ultima curiosità. Una volta, durante un prelievo sul fiume, abbiamo catturato un’iridea che presentava un rigonfiamento nello stomaco. L’ittiologo, temendo qualche malattia, l’ha sacrificata. Aveva ingerito uno stecco di legno di oltre una spanna quasi spesso come il manico di una scopa!! V: Personalmente, te la sei vista brutta qualche volta?
M: Alto Isonzo, ponte a Cezsoca, sono sceso di sotto perché c’erano due temoli bellissimi che bollavano. Sul fondo però c’era una ghiaietta bastarda fine fine. Ho saltato da una roccia e sono scivolato finendo in acqua per 300 metri!! V: Scusa Marjan, ma quanti anni avevi?
M: Avevo 88 anni. Ho perso gli occhiali ma non la canna !! Ero famoso per i miei voli in acqua.. V: Ma stai scherzando immagino!
M: Assolutamente no. Ho anche un testimone oculare. Puoi chiederlo a lui. Mi sono fatto almeno una ventina di bagni nella mia vita. V: No, mi fido sulla parola, è un fatto talmente incredibile che non si può mettere in dubbio!
M: E ancora sul Baca. Era Luglio. C’erano delle fario che mangiavano. Sono inciampato e sono caduto in acqua di faccia. Mi sono spogliato nudo, ho messo i vestiti sui sassi ad asciugare e ho continuato a pescare. Il capo della polizia però, quella volta li, mi ha incontrato in paese e mi ha chiesto come mai ero caduto in acqua.-”Come fai a saperlo?”-gli chiesi. E lui -“Una donna del paese è venuta da me dicendo che c’era un pazzo che pescava nudo!”- E lui aveva capito immediatamente che si trattava del sottoscritto.. V: Il pesce che vorresti prendere?
M: Nessuno, sono a posto cosi. Io vado a pesca in maniera strana, guardo cosa vola, osservo gli animali e gli uccelli. Poi inizio a pescare. Guardo ovviamente anche sotto i sassi, anche se quello che trovo non è detto che vada bene. Ogni tanto scelgo le mosche pazze. Non credo assolutamente nell’imitazione esatta. Mi piace osservare. Osservo come si comportano i maleducati e gli educati sul fiume. Alcune volte ho portato in giro un fotografo svizzero, Michel Roggo, conosciuto e molto richiesto dai musei per le sue fotografie subacquee. Stava anche 6-7 ore su un masso, tutto camuffato e mimetizzato a scrutare il visore per scattare la foto al momento opportuno. V: Il personaggio sul fiume che ti ha lasciato un bel ricordo?
M: Una signorina coreana, bella come una dea e anche bravissima a pescare. L’ho incontrata sul Soca, una cosa incredibile. V: Bella fortuna Marian….
V: Cosa pensi del lancio?
M: Penso che chi ha la voglia, il braccio e la volontà, fa bene a coltivarlo. Io sono un lanciatore preciso ma modesto e non posso insegnare niente a nessuno. Ma sono un sostenitore dell’indice steso sull’impugnatura e del polso fermo. V: Come è nata la “F” rosa?
M: Ho visto pescare Ritz sulla Sava. Non sono riuscito a pescare con lui perché non appartenevo al suo gruppo. Era un po snobbino! Ma comunque.. Molti anni dopo pescavo con Marc Petitjean sulla Lue con “la lue”, una mosca dell’epoca, dal corpo, le hackle e la coda tutte rosa, descritta anche da Ritz nel suo libro “Pris sur le vif”. Ad ogni temolo però si disfaceva. Io l’ho rifatta in CDC. Tingo personalmente ogni nuova nuance di colore. Da li è nata la “F” rosa, la più richiesta. V: Come vedi la pesca a mosca in Italia?
M: In alcuni paesi, ma soprattutto in Italia, la pesca a mosca consiste nel 50% = parlarne, nel 30% = comprare qualcosa e solo nel 20% = pescare. Se ne parla troppo!! I francesi e gli italiani hanno troppi attrezzi, perdono troppo tempo a cambiare la mosca. Scatole e scatole di mosche, mezza dozzina di canne e di mulinelli nella macchina. E non sanno poi quale scegliere. E vanno sempre in compagnia. Deleterio!! La pesca a mosca è uno sport solitario e soprattutto da fare senza le donne. V: Cosa fai ora nel campo della pesca a mosca?
M: Ho appena fatto un po di mosche ad alcuni amici tedeschi e francesi. Ma è un fatto assolutamente unico. Mi hanno mandato i loro materiali. Tempo addietro ho scritto un libro sul Baca, uno sulla Trebuscica e con altri tre amici un manuale in sloveno sulla pesca a mosca. Questo ultimo tre edizioni ormai. V: Perché non li hai fatti in italiano?
M: Avrei avuto dei problemi a pubblicarli in Italia. V: Puoi farlo adesso, i tempi magari sono maturi.
M: Non ci penso neanche !! V: Il paese che ti ha lasciato il segno?
M: L’ Argentina. Trote fario enormi, e l’Irlanda. L’Irlanda anche per alcuni aneddoti simpatici. Ero li per lavoro. Il mio cliente mi ha affidato a un suo uomo di fiducia, un certo Kennedy, che mi ha accompagnato sul Black Water, il Lawn e lo Shure. Kennedy ha tenuto i pesci che avevo pescato, li ha venduti e con i soldi del ricavato si è ubriacato. Il giorno dopo infatti non è venuto con me. Il mattino di Domenica il mio cliente mi è venuto a prendere con un amico per andare a pescare. A metà mattinata mi ha chiesto se potevo seguirli a messa. L’amico del mio cliente era in realtà Father Brown, priore dell’ordine di S.Spirito. Appena si è avvicinato all’altare per officiare la messa gli ho visto gli stivali da pesca che sbucavano sotto l’abito talare.. Posto unico l’Irlanda, per la sua tipicità. Ricordo delle querce stupende con 50-70 corvi appollaiati sopra. V: Senti Marjan, una domanda ormai che faccio sempre a tutti. Cosa pensi del No-kill?
M: Tutto il bene possibile, però con la regola dell’ardiglione schiacciato, assolutamente. Agli inizi i pesci si tenevano, ma si tenevano per fame. Sono stati gli inglesi con i quali ho pescato a farmi capire l’importanza del No-kill. Mi dicevano che il pesce è meglio che stia in acqua che sulla terra. V: Quanti giorni dedichi alla pesca ogni anno ?
M: Facevo 60 - 70 giorni all’anno. Per il momento non pesco più. Ho rotto i tendini della spalla destra. Però magari… riprovo questo anno. V: Come hai conciliato la famiglia con la pesca alla mosca ?
M: Ho avuto una moglie che mi diceva: “Vai e divertiti”. V: Che c… Marjan !! Accidenti. Donne d’altri tempi !!
Il tuo sogno segreto ? M: Che non mi rompano più le balle e che mi lascino in pace!!.. (ndr ..effettivamente aveva in giro una quantità importante di nuovi materiali e mosche da testare) V: Preferisci pescare in acqua dolce o acqua salata ?
M: Ho pescato solo una volta in acqua salata, alle Bermuda. Non ho preso niente. Non mi ha mai incuriosito prendere un pesce che tira e basta. In acqua dolce i pesci vanno in corrente, è una lotta diversa. V: Che altri hobby hai oltre la pesca?
M: Leggo molto, specialmente libri di storia e di attualità. C’è stato un periodo in cui dipingevo, adesso vado in piscina. V: Permettimi la battuta. Vista la tua lunga carriera di bagni, l’acqua è il tuo elemento naturale!!..
M: A sei anni facevo il bagno da solo nell’Idrica, non avevamo paura. Andavamo alla stazione scalzi e nuotavamo fino alla confluenza con l’Isonzo per circa 2,5 km, tra onde, rocce e cascate. E i miei figli hanno fatto lo stesso! V: Il CDC ?
M: Un giorno ero a Monaco di Baviera e in una grande libreria del centro trovo un libro, un manuale per l’esattezza, di un certo Rindlisbacher. C’era scritto: -“In caso disperato, se la giornata sta andando malissimo, usate la Entenpurtzelfliege” ( letteralmente: la piuma che sta sul sedere dell’anitra). Nel 78 ero a Basilea per lavoro e sono andato a trovarlo. Mi sono fatto dare qualche mosca e sono tornato a casa. I miei amici sloveni mi dicevano –“ Tu sei pazzo!”- Le prime volte le ho usate durante i coup de soir sul Soca. Erano micidiali!! Non si riuscivano a vedere bene però. Ho chiesto a un ornitologo che piume fossero. Per un certo periodo andavo a caccia. Come richiami usavamo i germani. E io di nascosto, gli tiravo via le piume. Tutti si domandavano cosa avessero quei poveri animali, perché li sentivano starnazzare Poi ho incontrato Marc ( ndr ..Petitjean ) che mi ha dato un po di piume. A Losanna, in un lodge bellissimo, ho incontrato un signore che, in cambio di mangime, aveva “il diritto di spiumare” le anatre in un allevamento. Erano i primi anni 80. Ho fatto subito la “F” fly , gli inglesi ne vanno pazzi. Volevo una mosca che galleggiasse, che si vedesse e che fosse semplice da costruire. E che tirata sotto l’acqua, funzionasse lo stesso. Tutte le mie “F” hanno il corpo nero, tranne la rosa. Un giorno mi hanno segnalato che nel libro “The world’s best trout flies” di John Roberts c’era anche la mia mosca. E non lo sapevo! Sono pieno di diplomi, di onorificenze,…ma non appendo niente. Pesco con un pezzo di filo e due canne vecchissime. ( ndr...effettivamente la sua casa, di un’eleganza sobria e raffinata, non mostra nulla del suo passato glorioso. D’altronde, come tutti i grandi, anche Marjan non ha bisogno e non si compiace con inutili orpelli....... Intanto la mia mente andava al mio armadio in garage, zeppo di canne a una, a due e forse anche a tre mani ) V: C’è stato un paese che non ha rispecchiato le tue aspettative?
M: L’ Alaska. Mi ha deluso, le trote non arrivavano mai per prime. Abboccavano sempre prima i temoli. Enormi, sui due kili e oltre. Anche sugli streamer! V: Vedo che hai decine di libri con dedica.
M: A centinaia. Ma ne ho regalati buona parte al club di pesca a mosca di Most na Soci. Tom Fort continua a mandarmi i suoi, e ogni tanto mi viene a trovare. ( ndr....Tom è scrittore ed editorialista del Financial Time, ha scritto una quarantina di libri sulla natura, sull’acqua e sulla pesca a mosca ) V: Marjan, lasciaci con un pensiero per tutti i pescatori in genere e gli amici di Pipam in particolare.
M: Rispettate la natura, l’ambiente, rimettete il pesce in acqua e insegnate ai giovani a vivere all’aperto e a rispettare gli esseri viventi, dal grillo alla cavalletta, dalla zanzara alla formica. Io ho tre nipoti che non hanno paura di nessun animale. Ti dico un piccolo segreto...... V: Guarda che lo scrivo!!
M: Va bene lo stesso... Degli ittiologi inglesi hanno scoperto che le ninfe più presenti nello stomaco dei temoli sono le larve di sedge. V: Marjan, grazie mille di questa chiacchierata (ndr... 4 ore con lui, ma passate in un soffio !).
V: OKKIO che torno !!
M: Ti aspetto. Valerio BALBOA Santagostino
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