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Brad...

Italia  30/07/07 Testo e o foto di Beppe Saglia (beppe s.)

Montagna, su in alto, dove non ci sono più alberi a mitigare un sole impietoso, che alle due di un pomeriggio senza vento accende di fuoco i graniti che degradano verso il lago.

Uno dei tanti tra quelle vette, uno dei meno amati, forse per via di quello sbarramento in pietra a limarne l’autenticità, forse per la sua profondità, forse perchè non c’è la vita dell’erba sulle sue sponde o, forse, solo perché non ci avevo mai preso nulla più che qualche rustica trotella di pochi centimetri.

Ancora mi chiedo cosa mi abbia spinto a lasciar cadere sul blu più denso quell’enorme cavalletta che a valle, dove le trote di taglia ci sono, mi aveva già regalato alcune apprezzabili soddisfazioni.

Guardavo dall’alto quell’informe ammasso di peli, piume ed elastici che nella statica e deserta superficie dell’acqua appariva ancora più innaturale e fuori posto. Posare una piuma lì, in quel posto, in quel caldo contesto, poteva solo servire a riavvolgere meglio la coda nel mulinello.

Poi è successo quello che non immaginavo potesse succedere.

Brad, così l’ha ribattezzato il mio amico, che si è perso la scena ma si è subito per cento volte il resoconto, si è materializzato lentamente ed armoniosamente, un riflesso giallo tra il blu. Un riflesso che andava prendendo forma e dimensioni mai viste man a mano che quasi verticalmente si avvicinava alla mia mosca. Un maschio di fario enorme, enorme in assoluto (nella mia scala di dimensioni falsata dai paradisi artificiali negli anni frequentati), ma enorme in modo spropositato per quelle acque povere, dure, libere e selvagge.

La mia mente, conserva nonostante la paralisi fisica, la totalità di quegli interminabili pochi secondi. Colori forme e movimenti impressi indelebilmente. Il ricordo di una bocca esagerata con becco da salmone, bellissimo, che per due volte si è avvicinata con lentezza e circospezione a pochi centimetri alla pseudo cavalletta, andandosene poi senza tentennamenti, con la regalità e la sicurezza che solo una vecchia regina poteva ostentare.

Mentre la vedevo sfumarsi nelle fredde e oscure profondità capivo che quella era l’avversario per eccellenza, la trota della vita, che mai avrei osato sperare di incontrare lì.

Non mi sono disperato che non abbia abboccato. Ero troppo devastato emotivamente.

Avrei sicuramente sbagliato la ferrata o strappato.

Non ero pronto per quella sfida. Non sarebbe stato nemmeno giusto.

Ho cercato tra le tasche il mio mezzo toscano per rimettere le pulsazioni a posto. Ma l’avevo perso. L’ho forzatamente sostituito con una lunga bevuta da una vicina sorgente.

Poi sono ritornato sul posto. Per rivivere più che per riprovare.

Ora la risognerò tutte le notti, elaborerò fini strategie e andrò cercarla di nuovo, dando un senso alla fatica di tante ore di cammino.

Difficilmente tornerà in superficie.

Ma la mia piuma in quel punto viaggerà sempre nel vento della speranza.

B.S. A presto Brad, fatti ritrovare. Se mi concedi la sfida, una volta sola, potrei poi anche decidere di scendere dal treno, che a volte va troppo forte, impedendomi di capire che non avrebbe senso proseguire oltre l’ultima stazione.
( continua...)


Beppe Saglia


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