A B C - 6) La canna
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- Categoria: L'angolo del neofita
- Scritto da Albano Barbiani (Ghost)
La canna è considerata una delle componenti più importanti dell'attrezzatura da PAM. Per il principiante è consigliabile una canna in grafite, materiale che ormai presenta costi abbordabili e tecnicamente è il più adatto a chi inizia. Beninteso, ci occupiamo di canne con impugnatura a una mano, dal momento che quelle a due mani dovrebbero esulare dagli interessi del neofita.
Esistono centinaia di modelli sul mercato, c'è solo l'imbarazzo della scelta, ed è anche possibile farsi costruire una canna in grafite "su misura", oppure acquistare un grezzo e montarselo con la componentistica che si preferisce.
Molti neo-PAM si rivolgono al mercato dell'usato, dove si possono trovare ottimi attrezzi a costi ragionevoli. L'acquisto dovrà essere valutato anche per la reale efficacia che l'utilizzatore saprà trarne durante l'azione di pesca, considerando anche che, soprattutto per il principiante, a maggior lunghezza dell'attrezzo corrisponde una "passata" più lunga, dei mending più efficaci e un indubbio aiuto nel gestire la lotta con un pesce impegnativo. E in ultimo, ma non meno importante, una canna lunga aiuta in molti lanci (come il classico roller) e offre una certa facilità nel raggiungimento della distanza. Con la tecnica a ninfa, poi, è "quasi" indispensabile. Di contro, l'attrezzo corto e leggero è maneggevole nell'infrascato e spesso meno faticoso nell'uso veramente prolungato, oltre ad essere più indicato per certi lanci moderni che richiedono alte velocità di coda. Ma soprattutto non và dimenticato il fatto che la PAM è uno dei (rari) piaceri della vita, quindi nell'attrezzatura è assolutamente legittimo cercare soluzioni che esaltino il proprio personale "piacere del pescare" anche a costo di infrangere regole e consuetudini.
La canna, in breve, deve essere adeguata al tipo di pesca che si intende fare, ma deve anche soddisfare chi la usa. Da queste considerazioni nasce un buon suggerimento: prima dell'acquisto è bene farsi consigliare da qualche PAM più esperto, ma la canna andrebbe sempre provata in prima persona. Come già accennato in ABC-Attrezzatura, la canna di norma và abbinata alla coda per la quale è stata disegnata, che si trova indicata sul fusto. La pratica di "mescolare" canne e code di potenza diverse, al di là delle particolari opinioni personali, non è molto consigliabile ai principianti: una canna usata con una coda di 1 o 2 numeri inferiore a quella suggerita dal produttore sarà più rapida a restituire l'energia, caratteristica che alcuni considerano irrinunciabile, ma per il neofita sarà problematico avvertirne il caricamento durante il lancio, e gli risulterà difficoltoso usarla sul corto. Viceversa una canna sovra caricata, cioè usata con 1 o 2 code superiori, sarà più facile da adoperare sulle brevi distanze, come in piccoli riali o torrenti (magari infrascati), ma sul lungo "si siederà" e forzando oltre il dovuto correrà anche il rischio di rottura. Da un punto di vista teorico, la canna ideale sarebbe mono-pezzo, dal momento che ogni innesto crea una certa discontinuità nell'azione, cioè nella curvatura che progressivamente la canna ha durante l'uso, ed un numero maggiore di innesti ulteriori irrigidisce localmente l'attrezzo e lo appesantisce. Però queste differenze, nelle moderne grafiti, sono poco avvertibili: ben pochi mortali saprebbero distinguere in un volteggio a occhi bendati una quattro pezzi da una tre pezzi senza contarli. In pratica, le canne da mosca, per questioni di trasporto e semplicità costruttiva, sono comunemente costruite in due pezzi, tallone (Butt) e vettino (Tip), raccordati da un innesto maschio/femmina, che può essere ottenuto differenziando lievemente i diametri e realizzando così la femmina nel tallone e il maschio nel vettino (Internal Ferrule), oppure mediante un perno riportato (Spigot). In realtà poco cambia, l'innesto a spigot è stato a lungo considerato più "classico" e destinato a produzioni di prestigio, ma quello diretto è ormai il più diffuso, anche in canne sul migliaio di euro.
La costruzione in tre o più pezzi (modelli Travel - da viaggio) si ritrova soprattutto in canne lunghe, per un trasporto più agevole. Esistono anche canne in 7 o 8 pezzi, e canne telescopiche, entrambe soluzioni comode da riporre in uno zaino, se ci si sposta in motocicletta o si praticano sentieri impervi, e troverete anche canne da PAM teleregolabili, che si possono cioè allungare (da 7 a 10 piedi circa) per affrontare differenti situazioni di pesca con un unico strumento.
La tenuta degli innesti và controllata accuratamente, soprattutto quando si acquista l'usato, perché se durante i lanci si venisse a creare un certo "gioco" tra le parti, e il PAM non se ne accorgesse subito, è in agguato la rottura della parete della femmina. Lo stato d'usura dell'innesto và comunque verificato nel tempo: se si è creato un minimo gioco, può essere compensato spalmando periodicamente sul maschio un po’ di paraffina, ed in questo caso sarà bene controllare spesso che non vi si accumuli polvere. Se invece il gioco è rilevante, non resta che applicare sul maschio uno strato sottile e uniforme di bicomponente (alcuni suggeriscono la ciano-acrilica), e quando la colla è ben essiccata, carteggiarla con grane progressivamente più fini, controllando man mano il risultato. L'impugnatura contribuisce al comfort in pesca, perciò è meglio evitare i sugheri induriti ed i manici in foam. Essa deve adattarsi bene alla mano e al proprio modo di impugnare, deve risultare comoda e proporzionata. Esistono diversi profili "classici" .
Quelli attualmente più utilizzati nelle produzioni in serie di canne da torrente, e tra loro abbastanza simili, vengono comunemente chiamati Western e Cigar, quest'ultimo privo della bombatura originale.
Per le canne da lago, è generalmente usata l'impugnatura tipo Full Wells, associata ad un calciolo più o meno pronunciato, pomposamente detto "da combattimento" (Fighting Butt).
Quando con l'uso l'impugnatura si sporca, e non basta il normale detersivo e la spugnetta dei piatti, si può provare a ripulirla con una gomma da inchiostro, o nei casi peggiori con carta abrasiva molto fine. Di portamulinelli ce ne sono tante varianti: a vitone o a cursore, in alluminio o metalli pregiati, con inserto in legno o sughero o grafite. Per uso in torrente, esso dovrà essenzialmente garantire una certa tenuta per evitare che il mulinello, pur leggero che sia, si sfili dalla sede, e una buona praticità durante il fissaggio.
L'annosa questione se siano migliori i passanti monopiede oppure quelli classici a serpentina è tuttora irrisolta. A lunghi intervalli, vanno controllati anch'essi: se la canna è stata molto usata, oppure è stato impiegato un metallo "povero", i continui sfregamenti della coda magari ben impolverata, possono col tempo creare piccoli solchi sugli anelli, scalfitture che metteranno in crisi una eventuale coda nuova rovinandola rapidamente. In questo caso l'unica soluzione è la sostituzione dei passanti. Le moderne canne in grafite sono resistenti, ma anche relativamente fragili. È abbastanza improbabile che una canna si rompa durante i lanci, dal momento che è stata disegnata e testata per essere usata con la sua coda nominale, ma se una ninfa piombata durante il volteggio và a colpire il vettino, può capitare che esso si scalfisca, si indebolisca, e (prima o poi) si rompa. Una sollecitazione che sembrerebbe irrilevante qualche volta produce una rottura irreparabile, e questo può succedere anche cercando di disincagliare una ninfa usando la punta della canna (non chiedetemi come faccio a saperlo). Alcuni, magari particolarmente sfortunati, sostengono di aver "tranciato" la canna semplicemente recuperando il finale dentro gli anelli a fine pescata, a causa di un nodo incastrato nell'apicale, ma forse in questi casi una piccola rottura era già avvenuta prima per altre cause, e si è manifestata solo in seguito. È quindi chiaro che usando artifizi appesantiti occorre prestare molta attenzione, e lanciare nel modo meno brusco possibile. Altra particolarità della grafite è che un uso veramente "tosto" (si parla di centinaia di ore) cambia l'azione della canna e ne diminuisce la potenza in modo avvertibile. Stessi effetti deleteri li provoca anche l'esposizione per molto tempo a temperature elevate (a proposito, sembra che nel lunotto dell'autovettura esposta al sole d'estate si possono superare i 70 gradi). Anche nei pochi casi di rotture della canna durante il recupero di grossi pesci il responsabile è quasi sempre il PAM. Per contrastare al meglio le fughe di un pesce di taglia importante, bisogna tenere orientata la canna in modo che lavori tutta. Questo si ottiene mantenendo durante il recupero un angolo grossomodo retto tra pesce e manico della canna. (…come sta facendo questa brava PAM)
Se si flette troppo la canna, portando dietro di sé il vettino, la parte maggiormente sollecitata diviene solo la punta, lo sforzo si concentra in un tratto troppo breve e sottile, e la rottura dell'attrezzo è possibile. Se invece capita di allamare un pesce realmente troppo grosso rispetto alla canna che si sta usando (come potrebbe essere un bel luccio mentre si insidiano i black-bass con un termnale robusto) il consiglio è: se proprio non si riesce a gestire un pesce, meglio perdere lui che una canna! Anche se l'istinto suggerirebbe di "pompare" il pesce come forsennati, bisognerà invece abbassare parecchio la punta della canna verso l'acqua. Così facendo si "spostano" le sollecitazioni prodotte dal pesce verso la parte più bassa e ovviamente più robusta del fusto, difatti il tip "và in linea" con la coda e non "lavora" più. Si perde l'azione di ammortizzamento del vettino, ma si recupera un po’ di tranquillità per valutare la situazione: se proprio non si riesce a gestire la preda (e se il pesce nel frattempo non avrà già rotto il nylon del terminale) basta indirizzare la canna direttamente verso il pesce: in questo modo il finale si romperà facilmente, ma la canna è sicuramente salva.
Un complemento praticamente indispensabile è il tubo porta-canna. Ve ne sono in commercio per ogni tasca, adatti a qualsiasi misura e numero di pezzi del fusto, alcuni vere opere d'arte. Essenzialmente servono per proteggere l'attrezzo dagli urti e dal sole, e soprattutto evitano di tranciare la canna al momento di chiudere il baule della macchina , causa di rottura universalmente riconosciuta come la più diffusa.
Vedi anche: Fly Fishing Magazine / L'angolo delNeofita / La canna per iniziare Fai da te / Rod Making / L'assemblaggio di una canna da mosca Fai da te / Rod Making / Azione e numero di coda Fly Fishing Magazine / Tra il serio e il faceto / La prima canna Ghost
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