La veridica storia della pesca con la mosca
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- Scritto da Ghost
L'angolo del principiante.
Questo breve saggio vuole chiarire alcuni termini, (li troverete evidenziati), che stanno alla base dell’evoluzione del nostro amato hobby, ma sono sovente usati a sproposito da coloro che non ne conoscono l’esatta genesi storica. Varie e travagliate sono le vicende che han portato la pesca ad evolversi nella sua forma attuale a noi cara. Le lunghe ricerche che ho svolto negli anni mi consentono ora di svelare (in modo succinto, per ragioni di spazio) questo percorso della civiltà, a molti sconosciuto, la cui origine si perde nella notte dei tempi....
L’uomo primitivo non conosceva la pesca. Egli rincorreva, nelle vaste pianure della Mesopotamia, i folti branchi di veloci gazzelle, ed era a sua volta rincorso da solitarie ma voraci tigri dai denti a sciabola. Capite bene che non rimaneva molto tempo libero. Poi madre natura destinò l’estinzione di quei grossi carnivori, e la faccenda migliorò un po’. (rimaneva aperto il problema dei leoni). La relativa tranquillità raggiunta dall’umanità consentì il dispiegarsi di nuovi interessi.
La fervida immaginazione dell’uomo primitivo lo portò ad elaborare la prima tecnica di pesca della storia del genere umano: il cosiddetto QUARELLO (O DELLA PIETRONA) . Ci si portava sulla riva dello specchio d’acqua prescelto e si lanciavano grosse pietre nell’acqua verso gli ignari pinnuti dell’epoca, con l’intento di scalfirne la robusta corazza. Da questa tecnica nacque la frase “l’età della pietra”. La tecnica risulta ancora abbastanza praticata, soprattutto in riserva.
Ma la civiltà avanzava. Dopo le età del Bronzo e del Ferro, in cui vennero creati i primi AMI, usati erroneamente come decorativi ma pericolosi orecchini dalle femmine civettuole dell’epoca, grande impulso verso nuovi metodi venne dalla civiltà degli Egizi.
Essi realizzarono la prima CANNA DA PESCA della storia: un lungo e flessibile giunco alla cui sommità era legata una corda in fibra di papiro terminante con un cappio, che veniva calato nel Nilo, sotto sera. Quando l’ignaro alligatore transitava all’interno del cappio, si effettuava la FERRATA. La difesa della preda era entusiasmante, ma salparla e riporla nel capiente cestino poteva risultare problematico.
Per evitare il rischio di venir divorati, gli egizi pensarono bene di inventare anche il CATCH-AND-RELEASE.
Modesto lo sviluppo della tecnica pescatoria nell’antica Grecia. La famosa Elena di Troia nell’attesa dello sposo, partito per una lunga ma sfortunata battuta di pesca allo squalo bianco con le mani, ideò e realizzò la tessitura della prima RETE DA PESCA, ma poi di notte disfava tutti i nodini. Comunque le pratiche pescatorie dei Greci erano molto limitate perché - si sa – erano filosofi, e preferivano trascorrere il tempo libero discorrendo della natura e della matematica.
I Latini ebbero il merito di perfezionare l’amo, intuendone le possibilità catturanti, e realizzando L’ANCORETTA. Essa veniva legata ad una particolare lenza fatta di capelli di vergine vestale abilmente intrecciati, e lanciata nel Tevere. Quando la apatica tinca passava nelle vicinanze, un vigoroso strappo consentiva la cattura.
Vi assicuro che questa tecnica è tuttora applicata con soddisfazione da qualche PAM che ancora ama e diffonde le belle tradizioni italiche.
Nello stesso periodo in Galilea un giovane palestinese scoprì un altro importante componente della pesca sportiva, il CLUB DI PESCATORI. Riuscì a tesserare in breve tempo una dozzina di adepti. La pesca che praticava era un po' particolare: pescava anime. Comunque il suo club prosperò alquanto, ancora oggi è molto attivo, ed ha una bellissima sede a Roma, attualmente diretta da un socio anziano, un abile lanciatore polacco.
Ben presto la civiltà Romana iniziò una lenta ma inesorabile decadenza: preferivano andare a prendere i pesci direttamente al noto mercato coperto di Quintus Flavius Zilianus.
Vennero così i tempi bui del Medio Evo. A causa delle continue scorribande delle orde barbariche, come i noti Longobardi, (alcuni esemplari ancora oggi vagano nelle vallate emiliane, attirati da una presunta pescosità dei nostri fiumi) era molto pericoloso allontanarsi dalle città fortificate, ma la fervida mente di alcuni illuminati governanti, riuniti nella storica dieta “ITALICA FÆDERATIO PRO SPORTIVA PISCATIO”, creò, per la gioia dei rustici villani, le prime RISERVE DI PESCA, scavando grossi fossati intorno alle mura cittadine e riempendoli di acqua e pesci.
Per rendere tutto più emozionante, venivano aggiunte SPECIE ALLOCTONE (coccodrilli). Alcuni studiosi ritengono invece che detti fossati avessero finalità difensive, ma si sbagliano. Si affinò ancora la tecnica e nacque la PESCA COL VIVO. Questo vivo era un giovane vassallo che il principe locale legava ad una robusta corda e faceva sapientemente oscillare dall’alto al basso nel liquido elemento, garantendogli così un minimo di respirazione (tecnica del FLIPPING) . Purtroppo a volte venivano attirati grossi coccodrilli. La bravura del pescatore consisteva nel perdere il minor numero possibile di esche.
Alcuni dignitari di corte, gente senza scrupoli, insensibili alle problematiche ecologiste, si accorsero che i pesci preferivano stazionare a grandi profondità ed inventarono la PESCA A FONDO CON PIOMBO A PERDERE, assicurando ai piedi del vassallo grosse palle di piombo appositamente realizzate da valenti artigiani. Era detta “a perdere” poiché venivano persi un sacco di vassalli per insufficienza respiratoria, con relativo insensato INQUINAMENTO DEI CORSI D’ACQUA.
L’anno 1492 è molto importante per la storia umana, in quanto venne scoperto il BLACK BASS. Esso veniva pescato dagli pellerossa che avevano inventato la PESCA AL LANCIO (li trapassavano lanciandogli frecce avvelenate).
Ma il Rinascimento era alle porte. Il fervore intellettuale dell’epoca consentì all’umanità di realizzare la tecnica di PESCA COL GALLEGGIANTE. Questi galleggianti erano in realtà giullari di corte, abili nuotatori, che legati in vita (per il successivo recupero) venivano lanciati nell’Arno dai più sportivi signorotti del ducato, con la precisa consegna “havvi l’accortezza d’arrancar lo pesce più grosso, si tu un vorrà aver lo capo torto”. L’esortazione circa la grossezza della cattura era dovuta ad un’altra importante scoperta piscatoria dell’epoca: la GARA DI PESCA.
L’Illuminismo sconvolse le coscienze dei pescatori, dimostrando scientificamente che la quantità delle catture dipendeva dalla PERIZIA TECNICA del pescatore e non, come si era pensato sino allora, da una ABBONDANTE DOSE DI C...
Nel 1789 il crudele Luigi XVI (così chiamato perché per motivi morali non pescava mai con un terminale inferiore allo 0,16) si rodeva il fegato per le poche catture che otteneva, paragonate ai grossi cestini dei rappresentanti del Terzo Stato. Allora con malizia inventò il DIVIETO DI PESCA, per fare invidia ai sudditi. La pesca era consentita solo nel laghetto ‘Les Lisches’ ubicato casualmente nella reggia di Versailles. Scoppiarono tumulti, fomentati dalla arroganza della s.ra Luigi (famose le battute tra una cortigiana e la regina: “Maestà, il popolo non può andare a pescare!” - “Che vada a caccia!”) Fu così che scoppiò la Rivoluzione Francese.
Siamo ormai nel periodo moderno, quando l’abate inglese G. LOOMIS, osservando fragorose BOLLATE su grosse may fly, ideò la PESCA A MOSCA.
La tecnica prevedeva di catturare una ignara effimera, legarla ad un amo di misura acconcia e lanciarla nell’acqua legata alla cosiddetta CODA DI TOPO. Il suddetto topo veniva assicurato - mediante crine di cavallo ritorto - ad un robusto ramo di salice, dalla caratteristica azione parabolica. L’utilizzo del ratto assicurava il galleggiamento dell’esca, mentre l’innata abilità dello stesso nel nuoto consentiva ampie ‘passate’.
Una giovane letterata dell’epoca, tale miss MARRYAT, osservò casualmente come i villici catturassero grossi lucci usando per esca dei galli vivi prelevati nottetempo dagli allevamenti di mister METZ. Intuendo il potere catturante del gallo, pensò di girarne le piume attorno ad un amo, creando così la prima MOSCA ARTIFICIALE.
Varie elaborazioni di materiali e tecniche seguirono, ma questa è ormai cronaca dei giorni nostri.
05/06/03 di Ghost
Questo breve saggio vuole chiarire alcuni termini, (li troverete evidenziati), che stanno alla base dell’evoluzione del nostro amato hobby, ma sono sovente usati a sproposito da coloro che non ne conoscono l’esatta genesi storica. Varie e travagliate sono le vicende che han portato la pesca ad evolversi nella sua forma attuale a noi cara. Le lunghe ricerche che ho svolto negli anni mi consentono ora di svelare (in modo succinto, per ragioni di spazio) questo percorso della civiltà, a molti sconosciuto, la cui origine si perde nella notte dei tempi....
L’uomo primitivo non conosceva la pesca. Egli rincorreva, nelle vaste pianure della Mesopotamia, i folti branchi di veloci gazzelle, ed era a sua volta rincorso da solitarie ma voraci tigri dai denti a sciabola. Capite bene che non rimaneva molto tempo libero. Poi madre natura destinò l’estinzione di quei grossi carnivori, e la faccenda migliorò un po’. (rimaneva aperto il problema dei leoni). La relativa tranquillità raggiunta dall’umanità consentì il dispiegarsi di nuovi interessi.
La fervida immaginazione dell’uomo primitivo lo portò ad elaborare la prima tecnica di pesca della storia del genere umano: il cosiddetto QUARELLO (O DELLA PIETRONA) . Ci si portava sulla riva dello specchio d’acqua prescelto e si lanciavano grosse pietre nell’acqua verso gli ignari pinnuti dell’epoca, con l’intento di scalfirne la robusta corazza. Da questa tecnica nacque la frase “l’età della pietra”. La tecnica risulta ancora abbastanza praticata, soprattutto in riserva.
Ma la civiltà avanzava. Dopo le età del Bronzo e del Ferro, in cui vennero creati i primi AMI, usati erroneamente come decorativi ma pericolosi orecchini dalle femmine civettuole dell’epoca, grande impulso verso nuovi metodi venne dalla civiltà degli Egizi.
Essi realizzarono la prima CANNA DA PESCA della storia: un lungo e flessibile giunco alla cui sommità era legata una corda in fibra di papiro terminante con un cappio, che veniva calato nel Nilo, sotto sera. Quando l’ignaro alligatore transitava all’interno del cappio, si effettuava la FERRATA. La difesa della preda era entusiasmante, ma salparla e riporla nel capiente cestino poteva risultare problematico.
Per evitare il rischio di venir divorati, gli egizi pensarono bene di inventare anche il CATCH-AND-RELEASE.
Modesto lo sviluppo della tecnica pescatoria nell’antica Grecia. La famosa Elena di Troia nell’attesa dello sposo, partito per una lunga ma sfortunata battuta di pesca allo squalo bianco con le mani, ideò e realizzò la tessitura della prima RETE DA PESCA, ma poi di notte disfava tutti i nodini. Comunque le pratiche pescatorie dei Greci erano molto limitate perché - si sa – erano filosofi, e preferivano trascorrere il tempo libero discorrendo della natura e della matematica.
I Latini ebbero il merito di perfezionare l’amo, intuendone le possibilità catturanti, e realizzando L’ANCORETTA. Essa veniva legata ad una particolare lenza fatta di capelli di vergine vestale abilmente intrecciati, e lanciata nel Tevere. Quando la apatica tinca passava nelle vicinanze, un vigoroso strappo consentiva la cattura.
Vi assicuro che questa tecnica è tuttora applicata con soddisfazione da qualche PAM che ancora ama e diffonde le belle tradizioni italiche.
Nello stesso periodo in Galilea un giovane palestinese scoprì un altro importante componente della pesca sportiva, il CLUB DI PESCATORI. Riuscì a tesserare in breve tempo una dozzina di adepti. La pesca che praticava era un po' particolare: pescava anime. Comunque il suo club prosperò alquanto, ancora oggi è molto attivo, ed ha una bellissima sede a Roma, attualmente diretta da un socio anziano, un abile lanciatore polacco.
Ben presto la civiltà Romana iniziò una lenta ma inesorabile decadenza: preferivano andare a prendere i pesci direttamente al noto mercato coperto di Quintus Flavius Zilianus.
Vennero così i tempi bui del Medio Evo. A causa delle continue scorribande delle orde barbariche, come i noti Longobardi, (alcuni esemplari ancora oggi vagano nelle vallate emiliane, attirati da una presunta pescosità dei nostri fiumi) era molto pericoloso allontanarsi dalle città fortificate, ma la fervida mente di alcuni illuminati governanti, riuniti nella storica dieta “ITALICA FÆDERATIO PRO SPORTIVA PISCATIO”, creò, per la gioia dei rustici villani, le prime RISERVE DI PESCA, scavando grossi fossati intorno alle mura cittadine e riempendoli di acqua e pesci.
Per rendere tutto più emozionante, venivano aggiunte SPECIE ALLOCTONE (coccodrilli). Alcuni studiosi ritengono invece che detti fossati avessero finalità difensive, ma si sbagliano. Si affinò ancora la tecnica e nacque la PESCA COL VIVO. Questo vivo era un giovane vassallo che il principe locale legava ad una robusta corda e faceva sapientemente oscillare dall’alto al basso nel liquido elemento, garantendogli così un minimo di respirazione (tecnica del FLIPPING) . Purtroppo a volte venivano attirati grossi coccodrilli. La bravura del pescatore consisteva nel perdere il minor numero possibile di esche.
Alcuni dignitari di corte, gente senza scrupoli, insensibili alle problematiche ecologiste, si accorsero che i pesci preferivano stazionare a grandi profondità ed inventarono la PESCA A FONDO CON PIOMBO A PERDERE, assicurando ai piedi del vassallo grosse palle di piombo appositamente realizzate da valenti artigiani. Era detta “a perdere” poiché venivano persi un sacco di vassalli per insufficienza respiratoria, con relativo insensato INQUINAMENTO DEI CORSI D’ACQUA.
L’anno 1492 è molto importante per la storia umana, in quanto venne scoperto il BLACK BASS. Esso veniva pescato dagli pellerossa che avevano inventato la PESCA AL LANCIO (li trapassavano lanciandogli frecce avvelenate).
Ma il Rinascimento era alle porte. Il fervore intellettuale dell’epoca consentì all’umanità di realizzare la tecnica di PESCA COL GALLEGGIANTE. Questi galleggianti erano in realtà giullari di corte, abili nuotatori, che legati in vita (per il successivo recupero) venivano lanciati nell’Arno dai più sportivi signorotti del ducato, con la precisa consegna “havvi l’accortezza d’arrancar lo pesce più grosso, si tu un vorrà aver lo capo torto”. L’esortazione circa la grossezza della cattura era dovuta ad un’altra importante scoperta piscatoria dell’epoca: la GARA DI PESCA.
L’Illuminismo sconvolse le coscienze dei pescatori, dimostrando scientificamente che la quantità delle catture dipendeva dalla PERIZIA TECNICA del pescatore e non, come si era pensato sino allora, da una ABBONDANTE DOSE DI C...
Nel 1789 il crudele Luigi XVI (così chiamato perché per motivi morali non pescava mai con un terminale inferiore allo 0,16) si rodeva il fegato per le poche catture che otteneva, paragonate ai grossi cestini dei rappresentanti del Terzo Stato. Allora con malizia inventò il DIVIETO DI PESCA, per fare invidia ai sudditi. La pesca era consentita solo nel laghetto ‘Les Lisches’ ubicato casualmente nella reggia di Versailles. Scoppiarono tumulti, fomentati dalla arroganza della s.ra Luigi (famose le battute tra una cortigiana e la regina: “Maestà, il popolo non può andare a pescare!” - “Che vada a caccia!”) Fu così che scoppiò la Rivoluzione Francese.
Siamo ormai nel periodo moderno, quando l’abate inglese G. LOOMIS, osservando fragorose BOLLATE su grosse may fly, ideò la PESCA A MOSCA.
La tecnica prevedeva di catturare una ignara effimera, legarla ad un amo di misura acconcia e lanciarla nell’acqua legata alla cosiddetta CODA DI TOPO. Il suddetto topo veniva assicurato - mediante crine di cavallo ritorto - ad un robusto ramo di salice, dalla caratteristica azione parabolica. L’utilizzo del ratto assicurava il galleggiamento dell’esca, mentre l’innata abilità dello stesso nel nuoto consentiva ampie ‘passate’.
Una giovane letterata dell’epoca, tale miss MARRYAT, osservò casualmente come i villici catturassero grossi lucci usando per esca dei galli vivi prelevati nottetempo dagli allevamenti di mister METZ. Intuendo il potere catturante del gallo, pensò di girarne le piume attorno ad un amo, creando così la prima MOSCA ARTIFICIALE.
Varie elaborazioni di materiali e tecniche seguirono, ma questa è ormai cronaca dei giorni nostri.
Ghost
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