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Sandro Mandrini

TheMidgeAl morsetto.

 

Sono nato 51 anni fa a Cernusco Sul Naviglio, ma oggi vivo con la famiglia a Monza. Di lavoro faccio il pedagogista e l’educatore professionale con i ragazzi in difficoltà.

Ho cominciato a pescare a 6 anni e mi sono “fatto le ossa” sui torrenti della Valsassina e sul fiume Adda che scorre non lontano da casa mia. Sono un appassionato naturalista, amante dei pesci e degli insetti, e quindi la pesca a mosca rappresenta per me una tappa “necessaria” di un percorso di affinamento del mio rapporto con la natura.

Ho iniziato a costruire mosche artificiali, grazie agli insegnamenti di mio fratello Paolo e sotto la guida esperta di Roberto Peveri; ottimo costruttore piacentino.

Col tempo mi sono cimentato e appassionato anche alla costruzione di mosche da salmone, mosche e streamers da mare e ho allargato i miei orizzonti e le mie conoscenze frequentando costruttori e pescatori un po’ in tutto il mondo. La curiosità e la voglia di conoscere, apprendere e confrontarmi con tutti è alla base del mio modo di vivere la pesca e la costruzione di artificiali. Per questo mi faccio promotore e mi coinvolgo facilmente in tutte quelle collaborazioni; sia nel campo della costruzione di mosche che in quello per la gestione e la salvaguardia dei fiumi che mi permettono di portare avanti questa idea di “pesca con la mosca artificiale”.

Sono tra i soci fondatori ed attuale Segretario, dell’I.F.T.A.(Italian Fly Tyiers Association), associazione che vorrebbe riunire in un unico sodalizio tutti i costruttori di mosche italiani.

Le imitazioni che vi presento sono semplici ma efficaci imitazioni di terrestrial che ognuno può modificare e riadattare alle diverse esigenze di pesca che incontra. Ciò che conta sono i passaggi tecnici che permettono di imitare determinati particolari di un insetto. 

 

Hai voglia di raccontarci come, dove e quando hai iniziato a costruire?

Ho iniziato a costruire mosche attorno ai 15 anni, sotto la guida di mio fratello Paolo (tra i fondatori del glorioso Lambro Fly Club Milano) poi, verso i vent’anni, trasferitomi per lavoro a Piacenza ho conosciuto un grande costruttore di mosche: Roberto Peveri, grazie a lui e ai suoi insegnamenti diciamo che ho “affinato” la tecnica. Ma i miei riferimenti sono molti e vari…personalmente devo molto a Sandro Ghilardi, Pierino Monguzzi, che ho conosciuto di persona, cercando di osservarne la tecnica e di coglierne i “segreti”.

Ricordo anche le fiere a Verona e a Bologna, in cui mi mettevo di fianco ai costruttori negli stand per cercare di assorbire tutto il possibile… Marco Feliciani, antonio Rinaldin, Serafino Sacco, Fabio Mazzari, Roberto Cellere… e poi ci sono gli amici con cui ci siamo a lungo confrontati e influenzati nella tecnica. Sono una persona molto curiosa e che ha bisogno di continuare ad apprendere; quindi libri, riviste, articoli, filmati e persone, italiani ed esteri… tutto è utile per continuare ad apprendere e migliorare la propria tecnica e il proprio stile.

Qual è stata la molla che ti ha fatto scattare la voglia di acquistare l'occorrente per la costruzione?

Diciamo che all’inizio sono andato molto “a scrocco” del fratellone…poi man mano che la malattia fa il suo corso cominci a diventare un “raccoglitore compulsivo” di tutti i materiali che possono anche lontanamente servire a realizzare ali, corpi ecc. La gavetta e l’esperienza poi fanno il resto, ti accorgi pian piano della differenza che c’è tra un morsetto indiano e un VERO morsetto ma molto resta un fatto di stile, di gusto: un morsetto deve “semplicemente” tenere fermo un amo di pochi millimetri di lunghezza…non un gran lavoro…però ci sono oggetti frutto di studio e di ingegno che hanno una loro bellezza intrinseca, una funzionalità speciale e che ti catturano. Mi riferisco a quelle vere opere d’arte della tecnica e della meccanica che costruisce il mio amico Franco Cottarelli, ad esempio…giusto per non fare nomi…

Così è per tutti gli attrezzi per la costruzione e per la pesca in genere. Un bel paio di forbici, un bel bobinatore, un spillo di montaggio o un annodatore…se ne può fare a meno? Certo ma perché privarsene? Sono oggetti belli, che appagano una passione… poi mi capita di imbarcarmi nella progettazione e costruzione fai da te di oggetti da pesca (guadini) o da costruzione (tools vari). Tutto fa parte del divertimento, quello che manca è sempre il tempo.

Hai cominciato la tua attività al morsetto più per il piacere di costruire o per necessità?

Ho iniziato guardando mio fratello all’opera; poi leggendo FLY LINE, gli articoli di Roberto Messori, di Mario Riccardi, Agostino Roncallo, Paolo Bertacchini…mi hanno stimolato a provarci: prima a copiare e poi a costruire le mie mosche le mie personali imitazioni.

Non è per piaggeria che voglio qui affermare che PIPAM è stata uno dei canali per me fondamentali per conoscere nuovi amici e confrontarmi su metodi e tecniche di costruzione… stiamo parlando del 1998 credo, non c’era tutto questo mondo social e entrare in PIPAM mi aveva aperto un universo parallelo sconfinato…

Sento comunque un forte legame tra la costruzione e la pesca…la sera (a volte la mattina stessa!) prima di una battuta sento un forte impulso a montare una manciata di mosche “giuste” per quel posto o per quel fiume…se non vado a pescare non mi viene nemmeno tanto la voglia di costruire…come in questo tremendissimo anno…

Quanto tempo, di media, trascorri al morsetto?

Appunto, in passato, soprattutto quando ero “libero e bello”, molte ore…anche 4-5 ore al giorno (sarebbe meglio dire la notte!!). Il massimo della vita è prendersi un giorno libero, anche dal lavoro, a casa, da soli e avere tutto il giorno per costruire, sperimentare, provare…

In passato mi è capitato di ricevere richieste da amici che andavano in giro per il mondo (beati loro!) e mi commissionavano mosche impegnative che mi assorbivano per delle settimane a tempo pieno tutte le sere (mosche per i mari tropicali, mosche per i salmoni atlantici, per i Dorado dell’Argentina o per le trote della Nuova Zelanda o della Patagonia). Una faticaccia! Ma anche una bella soddisfazione quando le “tue mosche” fanno catture in giro per il mondo o ricevono apprezzamenti dalle guide locali…e poi è tutta esperienza, cimentarsi con dressing diversi, con tecniche costruttive differenti permette di crescere.

In tutto ciò devo dire che non ci ho mai guadagnato…non più di una birra o qualche bottiglia di buon vino, una pescata in qualche bella riserva o la possibilità di non pesare sul bilancio familiare per rinnovare la licenza e i vari permessi di pesca …

 

Dallo “scarrafone” all'imitazione, quanto tempo e quanto impegno?

Premetto che anche lo scarrafone ha il suo perché e può prendere pesci…poi sta tutto nel coltivare la propria passione, nell’alimentare la propria curiosità; formarsi un senso estetico, uno stile personale…ci sono costruttori molto bravi, eleganti ma che fanno delle mosche “ingessate”, rigide e “fredde”: bellissime, ma poco funzionali a mio avviso, perché non trasmettono vitalità…ce ne sono altri che invece vanno al sodo e buttano sull’amo quattro peli e due piume inguardabili ma molto catturanti. È questione di gusti…

 

Ossia dalla prima mosca costruita ad una mosca "decente" quanto tempo e quanto impegno.

All’inizio, i primi passi sono stati frustranti e mortificanti perché mi sentivo ripetere: si, si bene ma adesso rifalla: La coda troppo lunga, le ali troppo grandi, il corpo non era bello conico…la chiusura copriva l’occhiello…rifalla, rifalla, rifalla… ma poi ti accorgevi che tutte queste osservazioni avevano un loro senso, una loro logica…per non trovarsi nel bel mezzo di una schiusa a non riuscire ad infilare il finale perché l’occhiello dell’amo era ostruito dal filo di montaggio, o per non trovarsi con la mosca che piglia ma che si disfa alla prima abboccata, o che viene rifiutata per il semplice fatto che si posa in modo innaturale in acqua…ecc.

 

C'è una caratteristica che accomuna i tuoi artificiali?

Ho sempre cercato di trovare equilibrio tra impressionismo ed imitatività; tra solidità e movimento; proporzioni; funzionalità ed estetica.

Sicuramente la scelta di materiali funzionali, esteticamente validi e adatti allo scopo (le tre regole del mio prof. di educazione tecnica delle medie!!) è un mio pallino: non si possono fare le ali di un’effimera ritagliandole da un foglio di carta che poi si bagna e si scioglie in pesca come non ha (quasi mai) senso fare una ninfa con il corpo in foam che è un materiale galleggiante per definizione…

Io amo molto due materiali che ho imparato ad utilizzare e ad apprezzare: le piume di Gallo Pardo e il CdC, ma in realtà non sono “bigotto”; utilizzo di tutto con preferenza per i materiali naturali ma anche foam e polipropilene hanno la loro importanza.

Imitazione o fantasia quale preferisci?

Tendenzialmente preferisco l’imitazione dell’insetto naturale, non un’imitazione pedante e iperrealistica, direi più impressionistica, ma a volte capita di lasciar galoppare la fantasia…una mia moschina totalmente di fantasia (la SDN) mi ha regalato grandi soddisfazioni durante una vacanza in Austria…

Estetica o funzionalità a cosa dai maggior importanza?

Questi due fattori devono assolutamente stare in equilibrio tra loro. Con il tempo, le mosche costruite e ricostruite, i raduni e i concorsi di costruzione, si affina l’occhio sul fattore estetico che spesso aiuta anche ad aumentarne la funzionalità.

Hai qualche aneddoto divertente riguardante la costruzione?

In una vacanza di pesca in Germania…costruivo mosche con quello che scartavano i miei amici… ripescando piume e altro dal posacenere.

Recupero i nastri dorati o iridescenti dei pacchetti dei regali o dai vestiti delle bambole…anche se sto cercando di smettere…

Ultimamente sto pensando che la peluria di scarto del filtro dell’asciugatrice, a volte ha delle consistenze e delle colorazioni mooolto interessanti….

Devo continuare? Meglio di no prima che chiamiate la Neuropsichiatria!!

Quando peschi usi sempre e solo le tue mosche?

Tendenzialmente si…ma ogni tanto mi piace provare quelle degli amici e quelle rare mosche commerciali che mi “ispirano”.

Sopra, sotto od è indifferente?

La pesca a secca ha un grande fascino ma quando sono su un fiume, conquistando con grande fatica una giornata di totale libertà, non mi permetto mai di sedermi ad aspettare la schiusa delle nove di sera……che poi magari non arriva…Cerco di intuire qual è la tecnica più efficace in un determinato momento, cerco di essere versatile…ma se devo dire la verità, la mia passione profonda è sicuramente la mosca sommersa, sarà perché ho imparato a pescare da piccolo con la canna valsesiana e questa tecnica mi ha sempre accompagnato e affascinato per la sua essenzialità e semplicità, ultimamente la utilizzo molto più di prima…sarà che con il tempo si impara a togliere il superfluo, dalle mosche come dalla vita…

In quali zone svolgi prevalentemente la tua attività alieutica?

Ho avuto la possibilità e la fortuna di pescare davvero in tanti posti in Italia e all’estero: dalla Scandinavia alla Mongolia, dagli Stati Uniti al Messico, dalla Spagna all’Inghilterra.

Mi piacerebbe girare molto più di quel che ultimamente riesco a fare. Diciamo che non sono un abitudinario che ha il “suo sasso” dove pescare tutti i sabati…

Ultimamente pesco i fiumi e i torrenti vicino a casa (Valtellina, Valsesia, S.Bernardino) con qualche puntatina un po’ più in là (Adige, Sarca) …poi, se capita l’occasione per partire, bisogna coglierla al volo!

Qualche consiglio a chi volesse cimentarsi nell'arte del fly tying?

Essere curiosi, leggere e sperimentare, osservare e copiare! Tanto state tranquilli non si inventa nulla. Parlando di costruzione e di imitazioni, posso dire che, nella mia esperienza, le intuizioni davvero geniali e originali che ho incontrato sono davvero poche, credetemi: tutto è il frutto dell’osservazione, della contaminazione e dell’imitazione oltre che dell’elaborazione personale…

L’importante è esserne consapevoli e avere sempre la lucidità di pensare che stiamo parlando di moschine!! Quattro peli e due piumette!! Mi viene da sorridere quando sento gente affermare di aver inventato un’imitazione o un metodo costruttivo…o, ancora peggio quando vedo imitazioni spudoratamente spacciate come “proprie originali” che sono assolutamente delle copie di modelli famosi o addirittura classici.

I costruttori di mosche dovrebbero imparare a prendersi tutti un po’ meno sul serio…

 

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