Reintroduzione della trota mediterranea nel bacino del fiume Nera
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Scorcio di un tratto no kil del Nera.
Nota di Redazione
Pubblichiamo questa serie d'interviste dedicate alla "Reintroduzione della trota mediterranea nelle acque del fiume Nera", curate da Alvaro Masseini, per fare un po' di chiarezza su cosa è successo e sta succedendo sul Nera.
Le pubblichiamo anche per far capire quale sarà il futuro delle acque italiane, vista l'attuale legislatura (direttiva Habitat 92/43 CEE - DPR n. 357/1997 stabilente il divieto d'immissione, in ambienti naturali, di specie altoctone).
Introduzione
Le nuove direttive europee recepite con decreti legislativi anche dal nostro paese, in merito alla preservazione e reintroduzione delle specie autoctone in ogni ambito del vivente, produce una vera rivoluzione nel modo di fare cui siamo stati abituati fino ad oggi. Nel caso specifico delle acque e nella nicchia delle acque da salmonidi da moltissimi anni si è proceduto all’immissione massiccia di due specie di trote: quella che chiamavamo la fario europea di ceppo atlantico e la trota iridea, un pesce originario delle Montagne Rocciose (USA) che cresce velocemente, ha una voracità maggiore delle trote europee e normalmente non si riproduce nelle nostre acque. A seguito dell’aumento crescente della domanda di trote, dovuto sia alla pesca sportiva in tutti i suoi ambiti (dai No Kill al garismo) e a quella per il mercato ittico, lungo l’asta di moltissimi fiumi sono nati centinaia di allevamenti intensivi per rispondere a queste richieste, contribuendo in tal modo ad un ulteriore peggioramento della qualità delle acque. Oggi alla luce delle nuove direttive tutto questo mondo dovrebbe, nella migliore delle ipotesi, quantomeno ridursi di molto, perché nel fiume dovrebbero andarci solo trote di specie mediterranea dopo, beninteso, essere state di nuovo individuate, mappate geneticamente, riprodotte etc. Ciò ha come conseguenza immediata la fine dei classici ripopolamenti rituali e la seppur momentanea diminuzione drastica di pesci nei fiumi perché i tempi per rintracciare i superstiti di trota mediterranea, creare un numero di riproduttori significativo per poter iniziare di nuovo le immissioni con la nuova specie, non sono di certo brevi. A questo proposito anche le abitudini dei pescatori, compresi quelli a mosca dovranno cambiare: non più abbuffate di catture, ma lunghe passeggiate in fiumi e torrenti non avendo più la predazione come fine, bensì il volteggio elegante della lenza, l’osservazione naturalistica, una buona ossigenazione e la perdita di un po’ di sovrappeso. Se poi, alla fine, qualche trota (piccola per ora) salirà sulla nostra mosca sarà tutto di guadagnato.
Saremo capaci di tutto questo?
Il condizionale usato sopra è d’obbligo, visto che il nostro è il paese delle deroghe, delle proroghe e via di seguito, ma intanto alcune regioni hanno iniziato il progetto e non da ora. L’esempio che riportiamo è quello della Regione Umbria che, una fra le prime nel 2016, ha recepito il DPR e messo mano ai lavori. Il fiume da salmonidi più importante della Regione è il Nera che ha anche un’altra una particolarità: da molto tempo, seppur in modo intermittente, è gestito da una associazione ambientalista Legambiente.
Per cercare di avere quindi un quadro di come stanno procedendo i lavori, per avere le idee più chiare sullo stato dell’arte in Valnerina e capire quale potrebbe essere il futuro prossimo del mondo della pesca a mosca, abbiamo intervistato tre persone che da un punto di vista diverso conoscono bene e da molto tempo il fiume avendolo frequentato nella veste di pescatore a mosca e guida di pesca (Luca Castellani), di ittiologo responsabile del Centro Ittiogenico regionale (Mauro Natali) e di un ambientalista e pescatore a mosca che rappresenta Legambiente dentro il progetto di gestione del fiume che si pone all’interno del progetto più vasto di reintroduzione della trota mediterranea (Marco Pippi).
Le Regioni che hanno attivato questi progetti sono oggi “a metà del guado” dove, le criticità presenti nel vecchio modo gestionale (ripopolamenti massivi di pesci di vasca, eccessivi allevamenti intensivi lungo i fiumi e conseguente inquinamento delle acque e “diseducazione” dei pescatori abituati a pensare un fiume come un supermercato) erano note da tempo, mentre ancora incerti sono i risultati fin qui ottenuti dalle nuove pratiche, giuste sulla carta, salvaguardia della biodiversità e quindi recupero delle specie autoctone, ma assai più complicate - per più di un motivo- all’atto pratico.
Offriamo questi materiali affinché i lettori pam possano a loro volta farsi una opinione propria ed essere informati e partecipi di ciò che potranno aspettarsi nelle prossime stagioni.
Alvaro Masseini
Scorcio del Nera a Borgo Cerreto.
Link alle interviste
Mauro Natali | Marco Pippi | Luca Castellani |
Le interviste sono state rilasciate nel mese di novembre 2021 al curatore e sono state lette e revisionate dagli interessati che ne autorizzano la pubblicazione.